COLPI DI JENIUS – Tra le riforme di Tavecchio c’è una norma che vieti Napoli-Chievo?

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“Carlo, amico mio, io lo so che ti stai impegnando affinché il calcio italiano possa tornare ad essere quello di vent’anni fa – al di là dei mangia-banane – e allora lascia che ti aiuti.
Io, che della tua elezione sono stato fautore e promotore, ti faccio una proposta: che ne dici se eliminassimo per sempre dal calendario le sfide tra Napoli e Chievo Verona?”
Potrebbe essere questo il testo perfetto di una mail che Aurelio De Laurentiis malvolentieri invierebbe al suo amico Carlo Tavecchio, fresco presidente federale.
Un presidente che, dall’alto del suo incarico, proverà a risollevare le sorti del calcio italiano attraverso conclamate riforme.
Ma state tranquilli, cari amici di Verona, una mail del genere non è partita, almeno non ancora.

 

UNA STRISCIA HORROR – È quella che gli azzurri hanno fatto siglare nelle ultime sette annate di massima Serie.
Napoli e Chievo Verona si sono sempre sfidate dalla stagione 2008-2009 ad oggi, e sono stati i gialloblu clivensi a ridere come o forse più degli avversari, nonostante le loro ambizioni siano state spesso agli antipodi: il Napoli per la vetta, i veronesi per l’ennesima salvezza da regalare agli annali calcistici.
Nulla sembra fermare il Chievo, che quando vede l’azzurro Napoli è come un toro che vede rosso. E poche volte lascia punti per strada.

 

CON BENITEZ COME CON MAZZARRI – Dal 2008-2009 a ieri, infatti, i gialloblu hanno battuto il Napoli per sei volte in sette anni: quattro sconfitte al Bentegodi e due al San Paolo per gli azzurri, con quella di ieri che si aggiunge a quella del 2010-2011, quando la squadra di Mazzarri e Cavani guadagnò zero punti tra andata e ritorno contro di loro.
Per Benitez è stata, invece, la prima sconfitta contro la squadra oggi allenata da Corini: lo scorso anno infatti si era chiuso con una vittoria in trasferta e un pari a Fuorigrotta, uno di quelli maggiormente deludenti per la tifoseria.

 

E IL MALUMORE CRESCE – La stessa tifoseria che ieri ha dato gli ennesimi segnali di insoddisfazione: ad essere sotto accusa sembra essere sempre più la dirigenza che la squadra in sé: Benitez viene accusato di aver ‘accettato’ un mercato nemmeno dignitoso per i progetti iniziali, la squadra di essere mentalmente e fisicamente fuori dal campo, ma il vero capro espiatorio è De Laurentiis.
Sette tifosi su dieci ne farebbero volentieri a meno, due gli chiederebbero comunque di più, uno non riesce ancora a spiegarsi il perché di proclami così alti e risultati così bassi, dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
La soluzione passa dal campo, dalle vittorie da ritrovare e dal rinnovo di un Benitez che, col contratto in scadenza nel 2015, non può essere un punto di riferimento in aeternum.
A meno che Tavecchio non voglia realmente aiutare il suo amico Aurelio e togliere il Napoli da ogni pasticcio.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

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