SHOWTIME – Il peso del caso su una squadra priva di fortuna

matchpoint

In quasi ogni singolo istante della nostra vita siamo chiamati a compiere delle scelte, banali, infime o fondamentali che siano, tutte pronte, da un momento all’altro a cambiare lo stile di vita che da lì in poi condurremo o semplicemente il gusto della nostra pausa pranzo. Sarebbe errato però ipotizzare di poter avere il totale controllo sulla nostra esistenza, quando è lampante che anche, se non soprattutto, le decisioni altrui possono modificare il nostro fitto intreccio vitale, per non parlare poi del caso (fortuna).

Woody Allen ne parla in questi termini nel suo film “Matchpoint”: “La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita (tennis) la palla colpisce il nastro, e per un attimo può andare oltre, o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre, e allora si vince, oppure no, e allora si perde”.

La vita di Chris Wilton prende una piega netta quando decide di dire addio al tennis giocato, divenendo istruttore in un club londinese d’alto bordo. Viene però sconvolta e messa a soqquadro da una splendida Scarlett Johansson, che per l’occasione Allen immagina chiamarsi Nola. Una passione incontrollabile, tale da far dimenticare tutto il resto, o quasi, dato che lui ha una vita da difendere, e un futuro da salvaguardare con la ricca Chloe. È a questo punto che il libero arbitrio (di lui) fa la sua comparsa più importante, ponendo Chris sull’orlo di un baratro, dal quale sarà proprio il puro caso a salvarlo. Un lancio, un anello e una palla “del destino” che va oltre, e allora si vince.

Con il 65% di possesso palla, 15 calci d’angolo e 33 tiri complessivi, il Napoli ha fatto la propria libera scelta, quella di fare la gara dal primo minuto di gioco. Occasioni create e pericolosità costante, corredate da passaggi di prima in grado di evidenziare la qualità del reparto offensivo azzurro. Il caso avrà il suo ruolo in questa gara, ma non di certo nel fischio del calcio di rigore. Quello è figlio del gioco e del fischio arbitrale. Higuain sceglie di puntare tutto su un tiro forte e angolato, tenendo gli occhi incollati sulla palla, quasi per timore di fare la fine di Charlie Brown, beffato puntualmente da Piperita Patty. Bardi sceglie quale palo battezzare, partendo con almeno un secondo in anticipo. Il caso non ha alcun ruolo in tutto questo. Tale evento ha unicamente il pregio di rappresentare un vero e proprio spartiacque, amareggiando il pubblico del San Paolo, deprimendo Higuain e rendendo Bardi insuperabile.

Come potrebbe il gol di Maxi Lopez essere frutto del caso, quando la difesa azzurra fa di tutto pur di consentire all’argentino di sbloccarsi dopo l’errore imbarazzante contro la Juventus. La fortuna, o meglio la sfortuna, fa il suo ingresso in campo sotto altre vesti, quelle delle 33 palle che hanno colpito il nastro, tornando puntualmente indietro.

Questa non è la descrizione di una gara sbagliata o di una prestazione senz’anima. In tanti, offesi dalle parole dette da Benitez in conferenza stampa, hanno riempito giornali, pagine web ed etere di dichiarazioni quasi infantili, rese pubbliche al termine della gara col Chievo, ma che sarebbero state proposte, identiche, alla prima sconfitta, fosse anche arrivata dopo un filotto di vittorie.

Chi disse: ‘Preferisco avere fortuna che talento’ percepì l’essenza della vita”. Questa è la frase che apre Matchpoint, e che forse dovrebbe campeggiare, ora come ora, nello spogliatoio del Napoli. Contestazioni, critiche e previsioni di esoneri e vendite societarie potrebbero sparire nel boato di un pubblico esaltato nuovamente da un tiro sporco, deviato, poco elegante, ma in grado di far piegare un amareggiato portiere per raccogliere una sfera in fondo alla sua rete.

di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

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