COLPI DI JENIUS – Tra il Paradiso e l’Inferno: auguri, Diego, padrone del calcio

maradona

 

È tornato a far parlare di sè qualche giorno fa, per un video che circolando in rete ha fatto il giro del mondo, in cui, poco gentilmente, trattava la sua ex compagna.
Diego Maradona è tornato allora ad essere il ‘drogato’, il ‘poco di buono’, il violento che fuori dal campo non è mai stato un uomo perbene, un uomo affidabile.
Ma le mille sfaccettature di Diego Maradona vanno ben oltre le critiche, gli sproloqui, le sedute dallo psicoterapeuta.
Perché ci saranno sempre due posti al mondo in cui Diego sarà venerato ad aeternum, come fosse una qualsiasi divinità che, scesa dal cielo, ha cambiato il corso dell’umanità.
Un Prometeo che agli uomini non ha regalato il fuoco, ma un pallone da calcio.

 

ARGENTINA – Un campione così non poteva non essere figlio di una terra così.
L’Argentina, la Terra col Fuoco dentro, che dà natali ad uomini capaci di girare il Mondo e rivoltarlo come un calzino.
Politici, scrittori, artisti, calciatori; Il Calciatore, lui, Diego.
Un popolo che quasi mai ha potuto allacciarsi le scarpe da solo ha trovato una delle massime rivincite in un personaggio coi capelli arruffati che le scarpette non solo le allacciava per bene, ma poi ci faceva quel che più desiderava.
L’Argentina dirà grazie a Diego non solo per i gol, per le vittorie, per il Mondiale regalato a Buenos Aires e a Lanùs, casa sua; l’Argentina lo farà perché Diego, primo tra i primi, ci ha messo la faccia, la testa e i piedi per un popolo che da quel momento in poi è tornato a poter dire la sua agli occhi del mondo.

 

NAPOLI – Lo sappiamo tutti. Il fatto che Napoli si trovi su territorio italiano è solo un errore di chi anni e anni fa con righello e matita si è messo a giocare con le terre emerse.
Dire che Napoli non sia Italia (e che i napoletani non siano italiani) è visto molto spesso come un’offesa, come una affermazione con accezione denigratoria.
Ma in realtà dietro quelle parole c’è molto di più.
Perché il fuoco che Napoli cova al suo interno non potrà mai farla sentire in pace con se stessa; ed è lo stesso fuoco che, dall’altra parte del Mondo, Diego avverte in Argentina.
C’era un solo posto in cui Maradona avrebbe potuto riaccendersi al di qua dell’oceano, e quel posto era Napoli.
Sette anni d’amore, come nei matrimoni più belli, più puri, più produttivi.
E a Napoli e ai napoletani non resteranno solo gli Scudetti e le Coppe. Resterà quel senso di avercela fatta, di aver vinto tra gli italiani da non italiani, di aver visto tutti dall’alto in basso per una volta.
Nello sport americano, quando un campione porta in alto una città e una squadra poco avvezza alla vittoria, si dice “averla messa sulla mappa”.
Ecco, Maradona ha preso Napoli è l’ha messa sulla mappa, la mappa dell’Italia e del Mondo.
E nel giorno del suo 54esimo compleanno, il padrone del calcio è festeggiato, come fosse il Natale per i cristiani, proprio da questi due popoli: quello argentino e quello napoletano.
Così distanti e così vicini, così legati da un uomo che, per larghi tratti della sua vita, di mortale non aveva più nulla ai loro occhi.
Nella speranza che sia l’Argentina che Napoli possano rivederne ancora uno come lui.
Auguri, Diego, padrone del calcio.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

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