LA PRIMA VOLTA – Il battesimo di Pavoletti

Pavoletti
Pavoletti © Getty Images

“Parte maluccio, sbaglia un gol facile dalla “sua” zolla (ma non col suo piede), poi inizia a pestarsi i piedi con Callejon, che ad un certo punto si spazientisce pure. Non trova mai lo spunto vincente, come esordio poteva fare sicuramente qualcosina di più. Voto di incoraggiamento.” Questa la pagella di Napolicalciolive.com per quanto riguarda la prestazione di ieri di Leonardo Pavoletti. Una prima volta da titolare piuttosto particolare e senza dubbio inaspettata per l’ex Genoa che però non punge e rimane a secco.

La sorpresa

Intorno alle 19.50 di ieri, il Napoli ha come di consueto diramato la propria formazione ufficiale su Twitter. Una rapida lettura dell’undici titolare scelto da Maurizio Sarri e la sorpresa balza immediatamente all’occhio. Non c’è più il tridente leggero ma tra Insigne e Callejon spunta il nome di Leonardo Pavoletti. Il volto nuovo di casa Napoli è chiamato improvvisamente al battesimo dal 1′ minuto in un match ad eliminazione diretta contro una rivale di tutto rispetto come la Fiorentina. Circa 64 minuti in campo per l’ex centravanti del Grifone che però non punge in zona gol: fallisce un’occasione delle sue da ottima posizione prima di ‘rubar’ palla al compagno meglio piazzato dopo una manciata di minuti. Evidente sintomo di un’intesa con i colleghi di reparto ancora in fase piuttosto embrionale. Per il resto Pavoletti corre, lotta, sgomita e commette anche qualche fallo di troppo. Nella ripresa pian piano si assopisce prima di lasciare il posto a Dries Mertens al centro dell’attacco.

Una prima volta da titolare (aveva già esordito a gara in corso contro lo Spezia) non proprio da ricordare. Qualcosina si è visto ma appare evidente come vada migliorata l’intesa con la squadra ed in particolare con i compagni di reparto. Una sincronia di movimenti che al momento manca ancora comprensibilmente all’attaccante numero 32 che intanto a Castel Volturno suda e fatica per trasformarsi presto nell’arma vincente di Maurizio Sarri.

di Giuseppe Barone

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