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Bianchi racconta il suo Mazzarri

Intoccabile per il popolo granata. E per i dirigenti del Torino? «Scusate, ma di mercato non parlo». Rolando Bianchi, diventato Rolandinho per i tanti gol segnati nella stagione della Reggina di Mazzarri, si apre soltanto quando spuntano i nomi del suo ex tecnico e del Napoli sulla terrazza del «Capri Tiberio Palace», l’albergo che ospita calciatori e attori nella terza edizione di «Capri Vip Champion»: l’evento organizzato dalla 361ondemand di Giuliano Annigliato. «Al Napoli auguro le migliori fortune e in particolare al suo grande allenatore…».
Bianchi lei conosce molto bene Mazzarri.

«Due anni insieme alla Reggina, il secondo chiuso con una salvezza clamorosa perché partimmo con un pesante handicap in classifica dopo Calciopoli. L’allenatore però riuscì a trarre il massimo dalla squadra come avrebbe poi fatto con la Sampdoria e il Napoli. Io gioco nel Torino e so bene cosa significa raggiungere i risultati dopo grandi sacrifici: questa promozione in serie A ce la siamo sudata visto anche che le difficoltà sono state infinite. Ma in fondo è bello soprattutto così».

In quella stagione la coppia d’attacco della Reggina fece faville: 18 gol di Bianchi e 17 di Amoruso.

«Ma io ricordo con affetto anche il primo campionato a Reggio Calabria. Avevo 22 anni ed ero reduce da un grave infortunio al ginocchio,Mazzarri mi diede fiducia e questa sua attenzione la ricorderò per sempre, così come i consigli che mi hanno aiutato a crescere. Ricordo poi in particolare un episodio accaduto nella seconda stagione. Partii subito bene, ma non riuscii a segnare per cinque partite. Mazzarri mi caricò negli spogliatoi: ”vai, è il tuo momento”. Quel suo sostegno nel momento di difficoltà fu importante, ripresi a fare gol con regolarità. Devo molto a lui».

E non è il solo. Cavani è esploso con Mazzarri: 49 gol in due campionati.

«Non mi sorprendo, i numeri confermano che gli attaccanti si esaltano con questo allenatore. Prendete Lucarelli e Protti a Livorno nell’anno della promozione in A, o Cassano e Pazzini alla Samp. Non bastano le qualità tecniche di un calciatore, quelle di CavaniLavezziHamsik,PandevMazzarri dà una impronta offensiva alla squadra, mettendo gli attaccanti nella migliore condizione possibile, ma non a discapito della fase difensiva. In questo equilibrio c’è il segreto dei suoi successi».

Tre qualificazioni in Europa con il Napoli e la Coppa Italia dal 2009 al 2012.

«Il Napoli ha potuto aprire un nuovo ciclo vincente con Mazzarri e la città deve essere orgogliosa di questo tecnico che sta scrivendo con i suoi giocatori pagine di storia. La Coppa Italia è un trofeo importante e ora auguro al mio ex allenatore di vincere lo scudetto».

E se lo vinceste nella stessa squadra?

«Del mio futuro non parlo proprio».

Cinque anni fa era stato vicino al Napoli, ma rinunciò per ragioni contrattuali.

«Meglio chiarire, anche se è passato tanto tempo. Io ero in vacanza ad Ibiza e il mio ex procuratore trattava con il presidente De Laurentiis. Ma io sapevo poco o niente. Quando rientrai in Italia, lessi alcuni giudizi del presidente nei miei confronti e non capii. Di certo comunque non sono un calciatore attaccato ai soldi, ho messo sempre il lavoro davanti a tutto e mi alleno intensamente anche quando sono in vacanza. Il calcio resta una passione».

Rimpianti per quella trattativa del 2007 saltata?

«Non ho mai rimpianto niente, penso che ognuno abbia un destino. Cinque anni fa mi dispiacque soltanto passare per quello che non ero: a quell’età come avrei potuto sollevare problemi per l’ingaggio o altri aspetti contrattuali?».

Nulla da fare. Alla tentazione di parlare del suo futuro non cede, raggiunge Fabbrini, Acerbi e Stendardo per il karaoke.

Il Mattino

 

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Antonio Papa

Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!

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