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A due mesi e più di distanza dalla morte di Piermario Morosini, deceduto lo scorso 14 aprile, si sono accertate le cause del decesso del giovane calciatore. A stroncarlo fu una cardiomiopatia aritmogena, una patologia di origine genetica che causa aritmie ventricolari. La causa del decesso è stata accertata da una perizia voluta dalla procura di Pescara. Questa stessa patologia stroncò nel 2007 anche Puerta, calciatore del Siviglia. Diagnosticare questo tipo di malformazione è sempre molto difficile, come sottolinea Francesco Fedele, cardiologo dell’Università La Sapienza e presidente della Fondazione italiana cuore: “Questa patologia era probabilmente molto difficile da diagnosticare. Credo che a fronte della patologia da cui era affetto, Morosini avrebbe avuto probabilmente delle chances maggiori di salvarsi se dopo il malore fosse stato utilizzato il defibrillatore. Ovviamente gli atleti ad alto livello sono molto monitorati, ma in alcuni casi è difficile poter evidenziare particolari patologie. Nel caso della cardiomiopatia aritmiogena, ad esempio, anche un ecocardiogramma non avrebbe potuto metterla in evidenza. Patologie come questa infatti possono non dare segnali elettrocardiografici. Ad ogni modo, ciò che si dovrebbe prevedere è il ‘nulla osta’ obbligatorio del cardiologo per gli sportivi, dal momento che il medico sportivo non può coprire tutti gli ambiti di specializzazione medica“.
VM
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