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Il cinguettio del matador giunge provvidenziale: e in quell’assist per la felicità (assoluta) d’una Napoli che pende dalle sue labbra, c’è la sintesi d’una voglia matta che pervade una città intera e pure il proprio eroe, il principe (indiscusso) del gol che da due anni viaggia alla velocità della luce: “Verso una nuova sfida. E’ una battaglia questa grande finale“. Il conto alla rovescia è cominciato nel momento in cui il big ben delle Olimpiadi ha detto stop e l’arrivederci a Londra è praticamente coinciso con il bentornato a Napoli: un salto a casa, cambio di valigia, poi di corsa a Castelvolturno a mostrare il fisico scultoreo di Edinson Cavani, sessantasei reti tra campionato, Champions, Europa League e coppa Italia e un appuntamento, un altro, con la Storia, per sabato.
GLI TOCCA – Il destino, a modo suo, sa sempre come comportarsi e dev’esserci la mano di qualcuno che governa gli Eventi autentici del calcio se l’11 agosto comprende di tutto, la finale calcistica delle Olimpiadi, quella di Supercoppa a Pechino: è un disegno strategico del destino, è un obbligo inevitabile per il matador a giocarsi qualcosa in quel dì e trasformare una data apparentemente vuota in in simbolo. Ma ora che il fuoco d’Olimpia s’è spento, il sacro furore arde e scalda, prepara l’assalto alla ‘Vecchia Signora’ – discreta corteggiatrice a distanza dell’ultima estate – e consegna alla Napoli che di lui s’esalta un passo di twitter buono per allentar l’attesa: “E’ una battaglia questa grande finale“.
LUI E MADAME – Si riparte con gli stessi, identici protagonisti che hanno chiuso l’anno (calcistico) alle spalle; e si ricomincia da lì, dal dischetto volante di Edinson Cavani, matad’or per un’altra serata ancora, l’1-0 che aprì la sfilata e riconsegnò una coppa a Napoli venticinque anni dopo, la consegna solenne alla città attraverso una notte insonne, tra canti, balli e dediche disperse tra le tenebre e l’alba di quella pazza domenica e di quel folle lunedì. “Ai tifosi che ci amano: siamo contenti di poter regalare loro queste gioie, le meritano“. Pure stavolta s’è messo a dire trentatré, una dolce ninna nanna per una città persa per lui, felicemente stravola – nell’ultimo biennio – da ‘appena’ undici doppiette e cinque triplette, una macchina perfetta scatenatasi sin dall’avvento e mai arenatasi. Si scrive Cavani si rilegge una favola che inizia a Boras e che prosegue sino all’Olimpico di Roma con la dedica speciale, ma che contiene nel bel mezzo di quest’avventura – come architrave d’una liaison – il 9 gennaio del 2011 e quel matador tridimensionale che sfaldò sotto i suoi colpi la Juventus.
TOUR DE FORCE – I due mesi in giro per il mondo, in questo girovagare destinazione varia, c’è la sintesi d’un uomo che ha fatto del calcio la sua missione speciale e che non chiede altro d’essere felice: da Napoli a Montevideo, dalle vacanze (a scartamento ridotto) al ritiro con la Nazionale per servir la Patria ed appagar il proprio desiderio di vedere i Giochi da protagonista; amichevoli, tre partite, l’amarezza della delusione e poi in volo su Napoli, per ripartire immediatamente verso Oriente, appena un colpo di spazzola ai capelli, due onde d’acqua gelida per rinfrescare i muscoli ed è Napoli-Juventus: a pensarci bene, un viaggio verso “una nuova sfida“. I matador non temono l’area.
Fonte: Corriere dello Sport
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