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Scambi di accuse, accenni di rissa e un «giallo» negli spogliatoi hanno caratterizzato la Copa sudamericana per club: gli argentini del Tigre (sotto 2-0 all’intervallo) si sono rifiutati di rientrare in campo, allo stadio Morumbì del San Paolo, e la finale di ritorno, durata un tempo solo, è così andata ai brasiliani. Caos che getta un’ombra sul regolare svolgimento delle competizioni in Brasile, in vista della Confederations Cup (15-30 giugno 2013), anteprima dei Mondiali 2014. Secondo la versione argentina, i giocatori del Tigre sarebbero stati aggrediti negli spogliatoi da una ventina di poliziotti, che li avrebbero anche minacciati con le pistole. “Sono entrati degli agenti mostrando i revolver e iniziando a picchiare: una vera pazzia”, ha denunciato l’allenatore Nestor Gorosito, secondo cui la sua squadra ha rinunciato a tornare in campo per «mancanza di garanzie» sull’incolumità. Foto scattate all’interno degli spogliatoi mostrerebbero armadietti divelti e persino macchie di sangue sui muri.
L’arbitro, il cileno Osses, dopo aver atteso per mezz’ora il rientro degli argentini, ha decretato la fine della gara e consegnato la coppa al San Paolo. Di tutt’altro tenore il punto di vista dei calciatori brasiliani, secondo cui sarebbero stati invece gli argentini a provocare per primi, con il loro atteggiamento in campo. Lo riporta ‘Il Mattino’ di oggi.
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