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EDITORIALE – Bergamo è la Caporetto azzurra. Il Napoli peggiore nel momento più importante dell’anno

di Gennaro Arpaia (Twitter: J3nius9)

La pioggia di Bergamo accompagna dal primo all’ultimo minuto, ma non confonde le idee di chi dall’Azzurri d’Italia ci esce con le ossa rotte e con il cappotto fradicio.
Benitez e il Napoli lasciano il campo con l’Atalanta festeggiante e il capo chino.
Lo spagnolo lo aveva detto ieri in conferenza: giocare ogni tre giorni significa scegliere le forze, dosarle giorno per giorno, eppure, forse, la sconfitta sta tutta li.

Il Napoli entra in campo con molto turnover e pochi volti nuovi: un controsenso per chi sul mercato ha preso tre nuove pedine e non le schiera dal primo minuto.
Tra i pali torna Reina, in difesa Reveillere non lascia il posto a Ghoulam e a centrocampo la coppia Dzemaili-Inler, che farà più danni dell’iceberg alla prua del Titanic, ha la meglio su un Jorginho che solo pochi giorni fa era sembrato indispensabile al respiro azzurro.
Gli impegni, ma soprattutto le pesanti diffide di molti, hanno fatto si che anche Higuain lasciasse il posto a Zapata e che Hamsik si accomodasse per dar spazio a Pandev, con Callejòn e Mertens.
L’Atalanta, accorta e prorompente come sempre in ripartenza, non ha Cigarini, ma schiera Denis di punta, un ex che contro il Napoli quasi sempre fa la differenza.

Il match pare equilibrato.
Nessuna delle due squadre in campo spinge più di tanto e il pallone pare stazionare più volte fuori che tra i piedi dei giocatori.
Ci provano i padroni di casa, ci prova qualche volta anche il Napoli, ma tutto sommato entrambe pensano più a non prenderle che a darle.
Gli errori, però, soprattutto degli azzurri, si sprecano: Maggio, lodevole per quantità, pecca continuamente in qualità, Callejòn non ha Higuain davanti, e si vede, Pandev non si vede per 20 minuti prima del primo tocco utile, Mertens pare essersi uniformato ad Insigne per vedere se fischiano anche lui.

Nella ripresa, crollano gli argini: Dzemaili regala un pallone a centrocampo, la retroguardia non recupera, Denis non ci pensa due volte a tirare in porta e, complice il terreno e un errore di Reina, sigla il vantaggio.
Il Napoli sembra stordito, come a Bologna, come col Chievo, ma stavolta neanche reagisce.
E, anzi, imbecca il secondo: palla a spiovere al limite dell’area, gesto tutto da decifrare di un Inler che, arrivato alla sua terza e fallimentare stagione azzurra, fa chiedere a tutti i tifosi perché ancora non ha perso il posto da titolare.
Palla a Denis che, neanche a dirlo, battezza Reina e raddoppia.
Ma gli errori individuali non sono ancora finiti: attacco dei padroni di casa, palla filtrante per Maxi Moralez che, al 70′, manda a casa Fernandez e tutti sotto la doccia con venti minuti di anticipo.
Higuain, entrato sull’1-0, come tutta la squadra, è sbigottito. Inutile le mosse di un Benitez che sembra averla persa prima di scendere in campo: Jorginho e Ghoulam dentro nel giro di 5′ possono ben poco.
Col pesante passivo, il Napoli non trova neanche la forza di giocare fino alla fine.

È una Caporetto azzurra.
Il punto fin qui più basso della stagione partenopea. Proprio nel momento di pressione maggiore, di una partita ogni tre giorni, proprio quando non puoi lavorare con calma per capire cosa va storto (tutto) e cosa va bene (quasi niente).
Mercoledi la trasferta per l’andata delle semifinali di Coppa in casa della Roma – che nel frattempo, complice la copiosa pioggia, ha preso un turno di riposo – è un banco di prova molto più grande di quel che ci si aspetta.
Nel 1917 le truppe italiane furono costrette a cambiare la guida per riorganizzarsi al meglio: stavolta, invece, ci si dovrà affidare completamente, per rialzare la testa e dimenticare la pioggia di Bergamo.
Il mercato è finito, grazie al cielo, ma la stagione ancora no.

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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Gennaro Arpaia

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