di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
In spagnolo “garra” vuol dire letteralmente “artiglio, grinfia”. Artigli che ha finalmente sfoderato questo Napoli, sbloccatosi completamente nella testa e nelle zampe… cioè, nelle gambe, dopo la straordinaria notte del San Paolo. Il calcio, si sa, è sport di centimetri e di episodi, e l’episodio chiave di questa stagione potrebbe essere stato proprio quel pallone non trattenuto fra le grinfie da un “Pirata” che abbiamo forse dimenticato troppo in fretta. No, non Pantani, il buon vecchio Morgan, dicevo. Prima fischiato e poi giustamente applaudito dai 50.000 testimoni della partita dell’anno. Senza cotanto omaggio, magari gli azzurri sarebbero venuti via da Roma con un’imbarcata pazzesca, la situazione sarebbe precipitata in fretta e la Flotta DeLauro si sarebbe schiantata contro un iceberg di critiche e sogni infranti da cui neanche il miglior Schettino avrebbe saputo riaversi. Ma con i “se” e coi “ma” la storia del calcio non scrive, perché se hai un progetto solido, uno staff competente e la pazienza giusta, alla fine i semi germogliano e cospargono l’aria di profumi vittoriosi. In altri momenti, la partita col Sassuolo avrebbe nascosto insidie quasi invalicabili, e invece è stata gara di testa dall’inizio al novantesimo. Già, la testa. D’altronde “per un punto Martin perse la capa”, ehm… la “cappa”. O forse era la “coppa”?
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