di Gennaro Arpaia (Twitter: @J3nius9)
Tornare al San Paolo in occasione di un Napoli-Juventus è come visitare il Rockefeller Center di New York a Natale: nell’aria senti sempre un qualcosa di irripetibile, anche se sai benissimo che tanto, dopo un anno, sarà tutto come l’anno prima.
Benitez non snatura il suo Napoli: difesa alta, altissima, esterni più in chiusura che offensivi, Higuain a fare da boa e due terzini finalmente affidabili.
L’ha preparata bene, sicuramente meglio di Conte, che un po’ con la testa già in Europa, pensa di raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo.
Pronti-via, e la Juve non supera la metà campo per i primi 25′: grinta, ritmo, buon calcio quello sciolinato dagli azzurri, con Callejòn insidioso e un centrocampo che regge l’urto dei dirimpettai bianconeri.
La partita con la Juve è questione d’orgoglio per chi si sente figlio di questa città: proprio per questo i migliori sembrano essere Insigne e Hamsik.
Lo slovacco ritroverebbe pure il gol, ma in fuorigioco, e poi ci va vicino ancora, ma Buffon è in forma ‘Mondiali 2006’ al San Paolo, e non ne vuole sapere di cedere, né con Marek né con Higuain, che da due passi manca l’appuntamento col gol.
Gol che arriva, puntuale, dopo la mezz’ora, nel massimo momento di spinta: Callejòn scherza con la difesa bianconera come si fa coi bambini, davanti a Buffon non si fa pregare, e con un mix di coscia, piede, anca, sigla il vantaggio.
Sarebbe fuorigioco, di qualche centimetro, proprio come Llorente lo fu all’andata: ma incarta e porta a casa.
Il Napoli gioca come se nulla fosse cambiato fino all’intervallo.
E pur cambiando il canovaccio tattico del match nella seconda parte, i padroni di casa tengono botta ad una Juve più convinta ma mai realmente pericolosa.
In striscia positiva da 22 turni in Italia, da 43 partite consecutive sempre in gol, con Cnte mai sconfitto dal Napoli.
Tutto scompare in un ‘puff’, una bolla di sapone grande quanto la città, che porta via la capolista e fa risplendere d’azzurro il cielo sopra Fuorigrotta.
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