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Insigne: “Voglio diventare capitano, ecco le grandi differenze tra Mazzarri e Benitez”

 

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Lorenzo Insigne ha rilasciato una lunga intervista a SportWeek. Ecco le parole del giovane talento: “In Italia mi chiamano scugnizzo? Non mi offendo, sono di Napoli e sono cresciuto tra la gente. Giusto così. Quando giocavo nelle giovanili discutevo sempre con l’allenatore affinchè scegliesse me per fare il raccattapalle al San Paolo. Giocare nel Napoli da napoletano non è facile, se la squadra non vince i tifosi se la prendono con me ma questo mi fa crescere. La gente critica pure se vai a giocare in altri posti, chi rappresenta i Napoletani deve dare sempre il massimo, lo pretendono”.

FISCHI DEL SAN PAOLO –  “Ci resto male come tutti, ma quelli verso di me sono stati fischi d’amore, sono figlio di Napoli e la città pretende tanto da me”.

VITA QUOTIDIANA – “Abito ancora a Frattamaggiore dove sono cresciuto. Mi conoscono tutti e non ho problemi. A Napoli ci vado per fare shopping: i tifosi mi chiedono foto e autografi. Non posso lamentarmi, anch’io farei al loro posto la stessa cosa. Ho capito di essere diventato famoso quando il Napoli mi ha portato in ritiro con Mazzarri che mi disse: “Se vuoi restare qua devi guadagnarti il posto”. L’ho fatto partendo dalla C, nessuno mi ha regalato niente”.

FUTURO –  “Confermo la mia volontà di restare a lungo in azzurro, se qualcuno non mi farà passare la voglia. Se dovessi giocare di meno preferirei trovare più spazio lontano da qui. Non mi accontento dei tanti soldi, mi diverto giocando sul campo. Ho scelto la 24 perchè è il giorno di nascita di mia moglie. Voglio restare a lungo in azzurro e diventare capitano”.

DIFFERENZE MAZZARRI-BENITEZ –  “Sono molto diversi, Mazzarri è un po’ troppo pesante, durante gli allenamenti non si rideva e criticava un po’ troppo le partite. Benitez è più rilassato, scherza, spiega le cose in maniera serena. Benitez mi chiede spesso di difendere prima ancora di attaccare, per non lasciare buchi in mezzo al campo. Chi è più forte di Insigne nel ruolo? Nessuno!”.

 

Mario D'Amiano

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