Sorpasso all’ultimissima curva dell’ultimissimo giro su un Rossi fuori fase. Poverino, il logorio fisico comincia a farsi sentire. Campione è campione, chi lo mette in dubbio, però a un certo punto pure ai campioni tocca cedere il passo alle nuove leve. Lorenzo è giovane, smaliziato, impavido, anche a costo di beccarsi qualche rimprovero dai colleghi per eccesso di egoismo. E poi ha talento, un talento tanto incostante quanto cristallino, e un coraggio da leone che certe volte accarezza soavemente l’incoscienza. D’altronde se fai questo mestiere un po’ pazzerello lo devi essere per forza; sempre a duecento all’ora, sul filo del rasoio, con tanto d’occhi aperti per evitare di schiantarti contro l’avversario di turno. Certo, guai a cantar vittoria, perché il Mondiale non è mica finito. Anzi, se è per questo, non è neppure ancora iniziato, e allora il bello viene adesso: bisogna correre con tutta la pressione addosso, seminare i concorrenti come fossero birilli, convincere i miscredenti, superare i dossi. Intanto, con buona pace di Guido Meda, Lorenzo c’è e non Rossi.
di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
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