L’anno che verrà sarà un anno decisivo, per il Napoli. La stagione della consacrazione definitiva fra le big o quella del potrei, ma non voglio di bersaniana memoria (no no, non Pierluigi… l’altro). La pressione sarà enorme, perché la piazza è stanca di sentirsi dire “c’è un grande progetto; stiamo crescendo; ci vuole tempo”. Certo, pretendere la luna non si può e non si deve, ma la tifoseria – che non è (tutta) stupida – questo lo sa bene. Qua nessuno chiede di vincere scudetto, Champions e Coppa Italia, ma imbastire una squadra che possa giocarsela fino in fondo ormai è il minimo. Poi i conti si faranno alla fine, sicuro, ché nello sport uno soltanto arriva a tagliare per primo il traguardo. Onestamente la parabola fino ad oggi è stata buona; un’evoluzione sempre in crescendo, un mercato intelligente con qualche cessione illustre prontamente rimpiazzata con il bonus di un surplus economico che non fa mai male. Adesso però è il momento di insistere, continuare a trattenere i migliori e puntellare ancor di più la rosa con un paio di elementi ad hoc che vadano a coprire le falle evidenziate in alcuni match decisivi. In quest’ottica, ben venga Michu, ma non bisogna assolutamente lasciar partire Reina e quel fenomeno col “nueve” sulle spalle che ha appena regalato alla sua Albiceleste la semifinale mondiale in Brasile. Altrimenti ci arrabbiamo, è ovvio, ma soprattutto diciamo giustamente “bye bye” ai sogni di gloria e di trionfo.
Di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
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