Come in giurisprudenza così nel calcio, riflettere intorno alle vere ragioni di un matrimonio, di una unione tra due soggetti, non è mai una pratica agevole.
Nessuno potrà dirci con certezza se esiste ogni volta una riserva mentale che avrebbe potuto alterare il tutto.
Nessuno potrà farlo neanche per quel che successe esattamente dieci anni fa, il 6 settembre del 2004, per regalarci i pensieri che passavano nella testa di Aurelio De Laurentiis.
CADUTA E RINASCITA – Quell’estate era calda, non proprio come l’ultima che abbiamo vissuto. E il calore lo avvertivi di più a Napoli, in una città che da qualche settimana aveva perso la sua squadra di calcio.
Quella capace di vincere due scudetti, una Coppa Uefa, tre Coppe Italia e una Supercoppa nazionale.
Il centro della città, quella squadra, che aveva tenuto per i capelli la gente di Napoli negli anni peggiori, che l’aveva fatta conoscere al mondo intero negli anni del più grande calciatore mai esistito.
IL CINEMATOGRAFO – “Quello che fa i film” fu la sua prima etichetta; nessuno o quasi a Napoli avrebbe mai pensato a lui come probabile acquirente della società.
Gaucci pareva il più papabile e, in fin dei conti, poi non è adata così male ai napoletani.
Ci misero poco a fare amicizia, De Laurentiis e i tifosi: il Napoli era rinato per volare alto, non certo per navigare a vista nei bassifondi del calcio italiano.
Così, sempre in positivo, le stagioni azzurre si chiudevano regalando nuova linfa alla squadra, al progetto, alla città.
DIECI ANNI, E DIECI ANNI ANCORA – Successi, gioie, trionfi, ma anche critiche, rabbia e delusione: dieci anni nel calcio possono essere un’eternità, ed in fondo il Napoli non si è fatto mai mancare nulla.
All’alba del primo decennio si è passati però dalla terza serie italiana alla massima competizione europea per club. Regalando al pacoscenico internazionale una squadra che oggi annovera tra le sue fila alcuni tra i migliori giocatori del panorama calcistico globale.
Di strada da fare ce ne sarà ancora tanta, ma fermarsi e voltarsi indietro ogni tanto non fa male: quel 6 settembre 2004 sembra lontano anni luce, e invece sono passati solo dieci anni.
Tra altri dieci ne riparleremo ancora.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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