A volte, il più delle volte, un tesoro è difficile da scovare. Persino quando ce l’hai davanti agli occhi. Anche e soprattutto perché nel frattempo stai preparando le famigerate nozze con i fichi secchi. Rafaél Benítez Maudes detto “Rafa” possiede una dote – a proposito di nozze – rarissima e meravigliosa: la pazienza. Dal greco “παθεῖν”, da cui poi “πάθος”. Pathos che poi vuol dire passione, la stessa che ci mette il madrileno in un lavoro che svolge come pochi altri al mondo. Senza isterismi, senz’alibi, senza illusioni. “Sin prisa pero sin pausa”, è il suo motto. “Senza fretta ma senza mai fermarsi”, puntando dritti all’obiettivo, costruendo giorno per giorno, migliorando l’amalgama di un gruppo affiatatissimo che purtroppo non riesce ancora a fare il salto di qualità decisivo. E allora a quel punto bisogna arrangiarsi coi Maggio tramontanti, i giovani talentuosi ma non ancora pronti (leggasi Koulibaly, David López, Rafael), i mezzi pacchi inglesi, gli Hamšík discontinui, gli Higuaín smarriti. Un matrimonio complicato, dunque, con una sposa isterica che a momenti si esalta e in altri s’incupisce. «E vabbè, non c’è più Cavani? È ccosa ‘e niente.» «E vabbè, non c’è più Lavezzi? È ccosa ‘e niente.» «E vabbè? Se n’è andato Reina? È ccosa ‘e niente.» Embè, se poi impazzisco, finisco al manicomio e ti chiedono: «perché vostro marito è impazzito?», tu devi dire: è impazzito per niente. È ccosa ‘e niente.
di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
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