Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Nino D’Angelo ha raccontato la propria storia da tifoso del Napoli, confrontando quei tempi a quelli attuali: “Non so come sia successo ma di colpo le frange estreme dei tifosi hanno cominciato a covare odio. Napoli-Roma non è più una festa e dallo scorso maggio sarà sempre ricordata come la partita di Ciro Esposito. Non importa chi vince, perché quella maledetta notte del 3 maggio abbiamo perso tutti. Quella partita non si doveva giocare. I tifosi sono importanti come società e giocatori. Una squadra senza tifosi è come il calcio senza pallone. Non vale niente. Oggi c’è un’aria incazzata e menefreghista. Cosa hanno fatto le società in questi mesi? Niente. Mi aspettavo che organizzassero degli incontri tra le parti, coi giocatori più rappresentativi a metterci la faccia nel tentativo di rasserenare gli animi e mettere fine a questa assurda guerra”.
“È vero che non si incontrano più tanti calciatori, ma sono invecchiato, esco poco. Mi spiace per esempio non aver mai incontrato Totti, il più forte giocatore italiano degli ultimi vent’anni e grande uomo. Però ho giocato tanti derby del cuore di beneficenza contro Bruno Conti, un altro re di Roma. E oggi sono amico di De Sanctis. L’ultima volta che ho visto Morgan abbiamo parlato un po’ di questa tensione che c’è tra le tifoserie, siamo d’accordo sul fatto che bisogna fare qualcosa”.
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