Errare è umano. Perseverare è diabolico. Perdere è da pazzi.
Soprattutto se significa perdere così.
A Milano, contro un Milan che si schiera ordinato e fa male senza sprecarsi troppo: 2-0 è un risultato persino troppo gentile per quanto visto in campo.
Anzi, per quanto non visto, perché in realtà di cose che hanno strappato un sorriso nella serata del San Siro non ce ne sono tante.
Non ce ne sono proprio.
DISASTRO DIFESA – Quella andata in scena contro il Milan è stata forse la peggior prestazione difensiva offerta dagli azzurri in questa stagione: Menez che dopo 6′ strapazza sul primo passo Koulibaly e Mesto, Bonaventura tutto solo in area che al 53° sigla il definitivo 2-0 irridendo una marcatura assente dei due centrali azzurri.
Il risultato poteva riaprirsi? Certo, ma poteva anche essere più rotondo, perché Poli, Montolivo e ancora Menez il terzo gol l’hanno sfiorato.
Stavolta i riflettori non cadono su Rafael, ma sui compagni di reparto.
Benitez, in assenza di Maggio, è ‘costretto’ a puntare su Mesto, addirittura insignito della fascia di capitano di una squadra che in realtà un capitano non l’ha ancora trovato.
Nelle parole né nei fatti.
La partenza dalla panchina di Hamsik è il segnale che la frase “Marek più dieci” pronunciata da Benitez pochi giorni fa non trova seguito nei fatti, visto che lo slovacco neanche lo scorso giovedi ha poi impressionato più di tanto, nonostante il gol.
PROBLEMA INSIGNE – I veri guai in casa azzurra sono arrivati con l’infortunio di Insigne: la rottura del legamento priva il Napoli della sua unica arma di equilibrio e insieme inventiva offensiva.
Callejòn non va più in rete, nessuno dipinge più assist per Higuain e la fascia sinistra del Napoli è sempre aperta alle azioni avversarie.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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