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COLPI DI JENIUS – Se questo è un campionato

 

Brutto, trito e ritrito. Ci ritroviamo un campionato che, ad aprile 2015, non fa gola più a nessuno.
Investitori, sponsor, neanche ai tifosi stessi, che sempre più spesso restano succubi dei propri divani (e delle Tv) per disertare lo stadio, la folla, il calcio vero.
Quella vista all’Olimpico nel sabato pasquale doveva essere la gara di cartello, lunch e big match della giornata che restituiva all’Italia il campionato dopo la sosta delle nazionali.
Doveva essere, appunto.

 

TROVARE IL PROBLEMA  – Perché in realtà lo spettacolo offerto in campo è stato dei peggiori. Nessuna emozione particolare, un gol estemporaneo, tanti errori macroscopici da entrambe le parti.
Due tra le squadre migliori di questo torneo, due tra le squadre che ambiscono a rappresentare il paese in Europa nel prossimo anno possono davvero giocare così male?
Si. E la colpa non si sa a chi addossarla.
Benitez? Garcia? Probabile.
Ma ormai il calcio italiano è vittima di una discesa apparentemente da non poter fermare. Troppo facile addossare la colpa ai propri allenatori – che siano stranieri è solo un’aggravante, visto che la scuola italiana produceva i migliori allenatori per poi poterli mandare oggi all’estero a divulgare il verbi italico della panchina – quando in realtà è l’intero movimento a non andare.

 

SE QUESTO È… – Roma-Napoli, decisa da un gol di Pjanic dopo un poco più di un quarto di gara, è stata il cartellone pubblicitario perfetto per un campionato che ormai non piace più a nessuno.
Dieci minuti iniziali da dimenticare, un gol causato da assoluta inconsistenza avversaria, qualità pressoché inesistente da una parte e dall’altra.
Neanche i grandi protagonisti hanno saputo accenderla; le manovre di Iturbe, le sgommate di Mertens, troppo poco per lo spettacolo che ci si aspettava.
Ma una via d’uscita c’è? Perché la gara dell’Olimpico è solo l’ultima di una lunga serie di “Big match” che restano big match solo tra le nostre virgolette; in sette mesi di campionato, solo il derby capitolino e quello della Lanterna hanno saputo regalare emozioni forti, almeno sul livello di Liga o Premier.
E da Liga e Premier bisognerebbe imparare: imparare a vendersi, a giocarsi, ad evitare striscioni beceri, stupidi, maleodoranti come quelli di Roma-Napoli.
Se Primo Levi si fosse occupato di argomenti meno seri avrebbe detto: “Se questo è un campionato”.
Eppure lo era. E forse, tra qualche anno tornerà ad esserlo.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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