a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Altro bagno di folla, altro trofeo, altra vittoria. La notte di Tbilisi, in terra georgiana, ha mostrato al mondo del pallone quanto ancora sia primo il calcio spagnolo. In tutto: in emozioni, sensazioni, qualità individuali e di squadra.
Una partita bellissima, durata 120′ di spettacolo, col Barcellona dei fenomeni che prende il largo e il Siviglia di Emery – quello che pareva dovesse arrivare a Napoli, proprio lui – coriaceo e mai arrendevole che quasi ribalta il risultato e costringe gli alieni ad avere paura e a doverla vincere due volte quella Coppa.
Intensità e classe: queste le due variabili più importanti della notte di Supercoppa Europea. Una gara così bella da farci pensare che, quasi quasi, i rigori potevano essere la fine più giusta da scrivere.
E invece no, perché la partita, che è già una storia a se, vuole raccontarne un’altra di storia: quella di Pedro Rodriguez Ledesma, meglio conosciuto solo col nome di Pedro o Pedrito, visto che veste quella maglia da più di dieci anni, da quel 2004 in cui entrò a far parte della grande famiglia blaugrana.
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