a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Una rumba, tutta napoletana però. Un passo, anzi quattro passi, decisi e forse decisivi nel processo di crescita di questo Napoli, del suo allenatore Sarri e probabilmente anche dell’ambiente azzurro.
La vittoria a San Siro poteva dire tanto e tanto ha detto: il Napoli che aveva battuto la Juve otto giorni fa ora s’è preso Milano senza alcun dubbio, in una gara equilibrata solo all’inizio e decisa dall’estro di un napoletano nato per giocare con quella maglia.
UN NAPOLETANO A MILANO – Quando con la Juve aveva lasciato il campo, tutto il San Paolo era rimasto col fiato sospeso. Lui, Lorenzo, che solo un anno fa aveva dovuto fare i conti con un crociato andato a pezzi, non poteva ricascarci. Nessuno o quasi si immaginava di vederlo in campo a San Siro, figurarsi da titolare, figurarsi ancora di una sua doppietta che lancia il Napoli in casa del diavolo.
VERSO LA CAPOLISTA – Ma il Napoli visto a Milano non è stato solo Insigne.
Higuain e Koulibaly hanno mostrato ancora quella crescita fisica che s’è intravista nelle ultime partite; l’argentino ha fatto ammattire Zapata ed Ely che ancora lo cercano tra le linee. Joeginho ed Hamsik sembrano vitali a centrocampo, Allan è il quid in più che è sempre mancato al Napoli, e pure le fasce difensive sembrano mantenere nella doppia fase.
Sarri ha trovato la quadratura del cerchio, la stessa che adesso deve mantenersi intatta per due settimane, quelle che dividono la trasferta roboante di Milano con il match del San Paolo al rientro dalla sosta.
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