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a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Ci sono poche cose che possono cambiare l’ordine di una partita: un episodio e la classe di un calciatore.
Spesso siamo portati ad assistere ai primi, ma è quando vediamo la classe dei secondi che ci innamoriamo del gioco del calcio. Pensate a Pjanic che dopo un’ora di non gioco della sua Roma, risolve tutto con una punizione incantevole.
Ecco, Napoli-Fiorentina sarà un match a metà , tra episodi che decideranno tutto e colpi di classe che indirizzeranno l’andamento della gara: in mezzo, due squadre che vogliono dire la loro in questo campionato italiano che, per la prima volta da anni, esprime un livellamento che permette a tutti di sognare.
COME L’ULTIMA VOLTA – La Fiorentina non veleggiava prima in classifica dal lontano 1999. Sedici anni di assenza, in mezzo un fallimento e una rinascita che l’ha portata fino in alto. Un po’ in parallelo con la storia azzurra.
I viola arrivano al San Paolo dopo 6 vittorie ed una sola sconfitta, con la miglior difesa del campionato ed un impianto di gioco che rispecchia tutti i dettami del nuovo tecnico: Paulo Sousa è il vero uomo in più della Fiorentina, uno che fa le cose semplici ma le fa bene, un po’ come il dirimpettaio Sarri.
Il modulo, innanzitutto: 3-4-3 offensivo ma che permette una copertura decisa ed immediata, esterni che sanno fare la doppia fase, un attacco che colpisce appena può e una difesa solida, arcigna.
La qualitĂ in mezzo al campo passa dai piedi del solito Borja Valero, piĂą offensivo con il nuovo tecnico, ma anche piĂą incisivo. Da temere, la spietata vena realizzativa di Kalinic, in uno scontro da veri numeri 9 con Gonzalo Higuain.
NULLA DA PERDERE – Proprio Higuain sarà il valore in più dei padroni di casa. L’argentino, che non ha giocato in nazionale e non è andato in gol nella trasferta vittoriosa contro il Milan, vuole riprendere a segnare: tutti i gol, quest’anno, sono arrivati al San Paolo, e a Fuorigrotta il Pipita si sente come al Monumental, ai tempi del River.
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