a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Nella sua carriera ha vinto tutto. Quindici anni da giramondo, da salvatore, da ultimo uomo in un ruolo, quello del portiere, assai strano e complicato, il più complicato di tutti.
Sull’altare ci è salito mille volte, Pepe Reina, nella polvere qualche volta ci è caduto. Anche a Napoli, si; nessuno lo ricorda, ma nel primo anno azzurro qualche uscita a vuoto pure se l’era guadagnata che aveva fatto storcere il naso. Tutto, però, sempre rientrato alla base grazie al suo essere ‘napoletano’ acquisito, un feeling nato sin dal primo momento con l’intera città. Questo amore passionale per una terra simile alla sua ma poi così lontana lo ha riportato qui dopo un anno di panchina ma anche di prestigio nella fredda Monaco di Baviera.
MEISTERSCHALE E RITORNO – Ci ha vinto uno scudetto con la squadra di Guardiola, il primo della sua storia da calciatore; stano, ma in quindici anni di professionismo a Pepe il torneo nazionale era sempre mancato, in Spagna, Inghilterra ed Italia. C’è voluto un anno da riserva di Neuer in Germania per riempire anche quella casella del suo palmares con il prestigioso Meisterschale. Non che fosse scarno: il numero uno spagnolo può contare su Coppe nazionali ed europee in quantità, Supercoppe, due Europei ed un Mondiale oltre che su svariati premi individuali, ma da ingordo del pallone anche la medaglia teutonica la porterà con valore.
Per fortuna, però, il calcio supera i semplici riconoscimenti; per quelli come Pepe vale il cuore e ciò che in campo ci va oltre i piedi, le gambe e la testa.
Il richiamo di Napoli è stato troppo forte, la porta del San Paolo lo stava solo aspettando. Ed oggi è tornato capopopolo di una intera città che va bene e sogna appresso agli azzurri.
OBIETTIVO COMUNE – “Sono innamorato di questa città, ma siamo ancora lontani dal nostro obiettivo”. Quell’obiettivo si chiama scudetto. Reina lo sa, così come sa anche che “se pronuncio quella parola Sarri mi ammazza”. Due napoletani che napoletani non sono – o almeno non completamente nel caso del tecnico – ma per uno strano gioco del destino ne portano nelle vene i colori. Pepe Reina e Maurizio Sarri non si conoscevano prima di questa estate a Dimaro, ma l’allenatore azzurro ha subito capito il ruolo dello spagnolo: leader, che sia in campo o fuori. La fase difensiva da rinnovare passava anche dalle sue mani e Pepe non si è tirato indietro.
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