a cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)
– Beppe Savoldi? – Dal 1947. – Questo è lo spirito giusto. – Già. Mi scusi, ma con chi parlo? – Sono il tizio che realizza i testi per Napoli Calcio Live punto com. Ha presente? – Il sito web sì. Ma non ho idea di chi lei sia. – È un dettaglio la mia identità. Quel che conta è la sua storia. La storia di MISTER DUE MILIARDI. – Era proprio necessario scriverlo con le lettere maiuscole? – Certo, così diamo enfasi e i lettori si appassioneranno a questa intervista fin dalle prime battute. – Se lo dice lei. – Veniamo a noi, mister due miliardi. – Adesso lo ha scritto minuscolo. – La prima volta il carattere cubitale funziona, la seconda volta no. – Grazie per l’appunto.
– Estate 1975. Il presidente del Napoli stacca un assegno da un miliardo e quattrocento milione, aggiunge il cartellino di Clerici e la metà di quello di Rosario Rampanti, per un totale di due miliardi di lire, e le fa indossare la maglia azzurra. La sua prima impressione? – Troppa precisione e troppi dettagli. Lo ha letto su Wikipedia? – Sì. Lo confesso. – Mi chiedeva della prima impressione: lasciare Bologna dopo sette campionati non fu affatto facile. Tuttavia, Napoli era una piazza ambiziosa e desideravo mettermi alla prova in una realtà differente. Inoltre mi incuriosiva lavorare con Luis Vinicio. – Il tempo di indossare la maglia numero 9 ed ecco che vince una coppa Italia. – Pure questo lo ha letto su Wikipedia? – La prego signor Savoldi, non mi metta in difficoltà. – Tiene famiglia pure lei? – No. Single per scelta, ma ho un editor piuttosto pignolo e se l’intervista ruota intorno a Wikipedia è la fine della mia carriera giornalistica. – Comunque diceva bene: la prima stagione a Napoli fu quella della Coppa Italia, con la finale a Roma vinta 4-0 col Verona. E prima che dia l’ennesima sbirciata al web, ho segnato 2 gol. – Un Napoli tutto italiano quello. – Già, ma il melting pot culturale c’era eccome. Dialetti differenti, modi di dire che venivano commentati sempre col sorriso. Ma soprattutto il desiderio di fare bene con una gloriosa magli addosso. – Ne parla con grande entusiasmo di questa esperienza napoletana.
– Scorrendo le statistiche, lei viaggiava alla media di 0,5 gol a partita. – Che numeri è? Lontani anni luce da quelli di oggi, in cui ti fai notare solo se segni almeno 50 gol a stagione. Ma negli anni settanta, arrivare in doppia cifra era un traguardo che solo certi bomber riuscivano a raggiungere. – Come lei ad esempio. – Proprio non mi posso lamentare. – Veniamo al 1978, l’anno del suo debutto nella musica. – Debutto mi sembra un parolone. Quello di “La favola dei calciatori” è stato uno dei momenti più divertenti della mia carriera sportiva. Chi l’avrebbe mai detto che quel disco vendesse settantamila copia.
– Caspita. Meglio di Moreno e Clementino. – E chi sono? – Rapper contemporanei. – Mi perdonerà se non li conosco. – È stato così gentile che le avrei perdonato pure un calcio di rigore fallito al novantesimo minuto. – Di avvenimenti del genere, per fortuna non c’è traccia. Può controllare su Wikipedia se vuole. – Non lo farò MISTER DUE MILIARDI. – Pure stavolta lo ha scritto con le lettere maiuscole. Vezzo? – No. Desiderio di riservarle la standing ovation per l’uscita di scena di questa intervista. Grazie signor Savoldi. – A lei. E forza Napoli. – Sempre.
Gennaro Arpaia
Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.