A cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)
– Andrea Silenzi? – Così sembra. – Non ne è sicuro? – Certo che lo sono. Volevo fare una battuta. Comunque, con chi ho il piacere di parlare? – Sono un giornalista sportivo. – E cerca me? Dovrebbe sapere che ho smesso da un po’. – Lo so bene e so bene pure che tra qualche giorno spegnerà 50 candeline. – Il tempo è implacabile per tutti, ahinoi. – Anagrafica a parte, mi occupo di interviste impossibili, curiosità calcistiche e aneddotica azzurra. Se non le dispiacere, vorrei farle qualche domanda sulla sua esperienza al Napoli. – Un bel salto indietro nel tempo. Ho indossato quella maglia più di vent’anni fa. – Ventisei a essere precisi. – Non mi dirà che soffre di amnesie? – Al contrario ricordo tutto.
– Cominci dall’inizio allora. – Il mio partner d’attacco era Diego Maradona. – Con questa battuta si potrebbe chiudere l’intervista. – Lo so, ma è la verità. – E al suo fianco, come prima cosa, vince la supercoppa italiana. – Cinque gol alla Juventus. Di questi col mio nome sul tabellino. E chi li dimentica più. – Tuttavia in maglia azzurra rimane due stagioni, ma non riesce a emergere. – Succede quando hai 24 anni e davanti a te hai Maradona, Careca e altri campioni altrettanto motivati. Quella maglia da titolare era un traguardo per niente facile da raggiungere. Ce l’ho messa tutta e ne ho fatto tesoro, quando ho seguito altre strade. – Torino, Ravenna, il Nottingham Forest. Un vero glob trotter che guardava dall’alto in basso tutto e tutti. Chiaramente, solo per mere ragioni fisiche. – Mi chiamavano pure sempre il Pennellone. – Pure Maradona. – Pure lui. Giuro.
– E che effetto fa essere appellati così dal Pibe de Oro? – Cadenza spagnola a parte, direi nulla di particolare. Diego eccelleva in ben altre cose. – Le manca il calcio? – Quello dei miei tempi, immensamente. Adesso lo vivo con gli occhi del dirigente, ma soprattutto con la disillusione di chi ha visto un cambiamento radicale rispetto al passato. – E Napoli?
– Città della quale ti innamori e che proprio non puoi più scordare. A me, per lo meno, è successo tutto questo. – Ancora qualche giorni e poi… Cinquanta candeline, caro Pennellone. – Le spegnerò tutte in un solo fiato, garantito. – Servono tenuta atletica e buoni polmoni. – Novanta minuti non li reggerei, ma pochi secondi per soffiare durante il “Tanti auguri” dei parenti, non mi creeranno problemi. – Ce la farà a vincere lo scudetto, questo Napoli? – Se Higuain continua così, ci sono ottime chance. – Meglio questo Napoli o quello suo? – Questo è fortissimo. Nel mio, semplicemente, giocava Diego Maradona. – Grazie Pennellone. A presto.
– A voi. Vi aspetto per la torta.
Gennaro Arpaia
Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.