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SHOWTIME – Creed: per ‘liberare’ Napoli da Maradona, una rete alla volta

Stallone ©Getty Images

Sentire una pulsione che non sei in grado di spiegare. Sapere che il tuo destino, al di là delle chance ricevute, non ti poterà altrove se non dinanzi a quelle corde, su quel ring, pronto a confrontarti con una sfida probabilmente più grande di te, con il timore di fallire e la consapevolezza di non avere assolutamente altra scelta.

Si potrebbe riassumere così il nuovo capitolo della saga di Rocky, che porta un altro nome, Creed, quello del suo rivale storico, del suo più grande amico e forse mentore. Apollo non c’è. Siamo nel 2016 e lui è morto nel 1985, proprio sul ring. Ha avuto un figlio da una storia parallela al proprio matrimonio. D’altronde era pur sempre Apollo Creed, e si sa certe cose come vanno. Il suo erede, l’unico dei vari Creed (riconosciuti) a sentire il peso della storia scritta dal padre, si chiama Adonis e in un modo o nell’altro, dalla strada al riformatorio, dal Messico all’Inghilterra, trova il modo per non smettere di lottare.

Il film è una scalata verso il big match finale, perché deve necessariamente esserci un big match, proprio come quello che da queste parti si attende con ansia ormai da settimane. Data cerchiata in rosso sul calendario, meme a non finire sul web e palpitazioni alle stelle da costringere più di qualche tifoso di vecchia data a tenere, di fianco al telecomando, la scatola del pronto soccorso.

Quello che si presenterà a Torino è un Napoli forte del proprio cammino, reduce da anni di crescita e pugni in faccia. La scalata la conoscono ormai tutti ma, scavando ancora più a fondo, si ritrovano i tanti anni da medio-piccola, da società fragile, da falliti, da rinnegati. Con gli anni d’oro nel cuore, questa squadra/città vive prigioniera di un sogno, racchiusa in una gigantesca bolla d urla e rabbia, represse per anni, in attesa di una chance di rivalsa.

Adonis ha fatto tutto da solo, ma sa che per poter usare il nome di suo padre con il rispetto dovuto, deve affidarsi a un maestro. Il suo porta il nome di Robert(o), quello del Napoli, Maurizio. Allenamenti vecchio stile e sottile strategia per abbattere anche la più grossa delle montagne.

Gli azzurri hanno un numero imprecisato di fantasmi di cui sopportare il peso, ma la storia (soprattutto quella sportiva) è fatta di cicli, e questo gruppo, degli Higuain, Koulibaly, Insigne e dei Jorginho, può compiere un miracolo, liberando Napoli da Maradona e dalla sua unicità di risultati. Che l’ossessione diventi uno splendido ricordo, lottando sul campo come nella vita, un tiro alla volta, una rete alla volta, un tempo alla volta.

Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

Luca Incoronato

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