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Napoli News

Donadoni, il Napoli e le sliding doors: il tempo è stato galantuomo per tutti

Non è la prima volta che Roberto Donadoni osserva lo stadio San Paolo e il Napoli da avversario: molte volte l’allenatore ha dovuto fare i conti con la sua ex squadra in svariate sfide di campionato. E un brivido d’emozione sarebbe anche comprensibile, per un tecnico che ha comunque vissuto un impianto acceso di passione. E nella mente del tecnico, magari, sliding doors scherzano immaginando un destino diverso.

In carica per pochi mesi, Donadoni arrivò a Napoli per riscattare l’esperienza, con qualche luce e molte ombre, vissuta in Nazionale. Non ci riuscì: per lui poche gioie e un esonero che aprì la pista all’era Mazzarri e alla nascita di un Napoli finalmente competitivo. Indubbiamente, l’attuale tecnico del Bologna non era pronto per una piazza come quella partenopea: dal Livorno all’Italia il passo fu lunghissimo e De Laurentiis si rese subito conto che l’esperienza ancora non riusciva ad accompagnare mano nella mano un tecnico ambizioso ma ancora estremamente acerbo. Non a caso Roberto Donadoni ha trovato il suo equilibrio solo da qualche anno, dopo la scintillante prima stagione con il Parma. Subentrato in corsa, ha fatto egregiamente il suo lavoro salvando una squadra che sembrava destinata a ricadere velocemente nel burrone. Ed è indubbio che vada considerato come uno dei migliori tecnici del momento: semplicemente forse, le strade di Donadoni e il Napoli non avrebbero mai dovuto incrociarsi.

Il tempo, però, è stato ugualmente galantuomo da ambedue le parti: come detto, dopo la parentesi Donadoni, gli azzurri hanno trovato finalmente la giusta dimensione, mai più abbandonata da allora. Lo stesso tecnico ha cancellato tutti i dubbi negativi sulle sue competenze e nel suo percorso l’esperienza in un’altra grande squadra è già praticamente scritta. Chissà cosa sarebbe però accaduto qualora Donadoni avesse rifiutato il Napoli, o De Laurentiis avesse deciso di puntare su un altro tecnico. Vite diverse, storie differenti che non si sarebbero intrecciate. Ma la dimensione attuale ha concesso questo  e dunque a Donadoni non resta che guardare ancora una volta il San Paolo, magari provando ad immaginare come sarebbe potuta proseguire la sua carriera senza la nostalgia di un rimpianto così grande da ammettere ad alta voce. La porta si è chiusa, è stato un addio. Ma questo saluto, in fondo, non è stato affatto doloroso.

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