La differenza sostanziale sta nel fatto che nella passata stagione i dubbi sulla sua utilità come prima punta non erano parsi così evidenti, visto che a livello realizzativo alla fine il bergamasco è stato l’attaccante “di riserva” numero uno in Serie A con 5 gol e 3 assist in soli 544′ giocati, cosa che ne ha fatto il giocatore con il rapporto impiego/reti segnate migliore. Statistiche che si arricchiscono ulteriormente poi con i 4 sigilli in 6 apparizioni di Europa League.
Quest’anno invece senza Milik la situazione è paradossalmente mutata in peggio: di spazio ne ha avuto, quello che manca è il tempo. In una piazza come Napoli non è possibile aspettare che tu esploda, e Gabbiadini si è dovuto suo malgrado adeguare ad un ruolo non suo e nel quale non ha quasi mai giocato in carriera.
I dettami tattici poi sono più importanti dei singoli giocatori, e per questo non vedremo mai il ragazzo disimpegnarsi nella posizione a lui più congeniale di esterno destro: lì c’è Callejon che corre lungo tutto la fascia, copre, dà equilibrio e chiude anche bene gli inserimenti sul primo palo arrivando a segnare.
Gabbiadini deve restare al centro se vuole giocare, ed imparare a fare sponda e movimento in profondità. Cose che per adesso non fanno parte del suo repertorio.
Le parole dell’agente rilasciate nelle scorse ore sono esemplificative: “Finora la scintilla non è scoccata ed il modulo attuale lo penalizza”. E’ probabilmente anche per questo che il Napoli ha messo il naftalina il suo ricco rinnovo di contratto già deciso ad agosto, dopo aver detto di no all’Everton.
Si è voluto aspettare Gabbiadini, vedere se Sarri avesse potuto plasmarlo in un nuovo ruolo e rivitalizzare così un patrimonio importante del Napoli e del calcio italiano. Così non è stato, e a gennaio si profila lo scenario che probabilmente alla fine tutti si aspettavano. Si parla di eventuali scambi con la Fiorentina per Nikola Kalinic e col West Ham per Simone Zaza.
di Salvatore Lavino (Twitter @sal85lav)
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