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NON È VERO, MA CI CREDO – La (storica) maglia bianca che fa bene al Napoli

Napoli-Torino © Getty Images

 

Non è vero, ma ci credo. Tanto, in questo caso. Quante volte lo avremo sentito? Napoli e la scaramanzia, più che altrove, vanno esattamente di pari passo. Ed anche il Napoli non scherza. Lo sport, come sempre, porta con sé i suoi riti particolari, le usanze strane, i modi di fare di ogni atleta; e Napoli è la città perfetta affinché sacro, profano e credenze possano unirsi.
La squadra di calcio non ne resta esclusa: è storia il bacio che Diego Armando Maradona riservava alla testa di Salvatore Carmando, storico massaggiatore azzurro, prima di ogni partita, così come è storia il passaggio dei calciatori davanti ad una fila di immaginette sacre che preparano all’ingresso in campo, prima della scalinata più emozionante.
Marek Hamsik, qualche settimana fa, ha svelato che per lui il prepartita deve essere sempre lo stesso, dall’ultimo allenamento fino all’ingresso in campo, così come la routine di Pepe Reina, che la sera prima di ogni gara fa il pieno alla macchina e si concede un bicchiere di vino.
Anche Gonzalo Higuain, l’ultimo campione andato via, aveva un modo tutto suo di entrare in campo: prima di arrivare sull’erba, infatti, l’argentino saltellava per tre volte sul piede destro, come a propiziare la buona riuscita della sua arma migliore.

TRA LA STORIA E LA SCARAMANZIA

La scaramanzia, però, non si ferma ai calciatori, ma tocca anche i presidenti o agli allenatori. Persino le maglie da gioco.
Ne sa qualcosa il Napoli che qualche anni fa, sotto la guida di Rafa Benitez, inaugurò la buona sorte delle divise da gioco; per un lungo periodo, infatti, gli azzurri non furono più così tanto azzurri, lasciando il posto alla divisa gialla con fascia azzurra trasversale che sembrava portare benissimo ai ragazzi di Rafa.
Quest’anno si replica: la fascia trasversale azzurra c’è ancora, ma stavolta il fondo è bianco; una maglia, quella di questa stagione, creata per ricordare una vecchia divisa partenopea di quarant’anni fa (Altafini e Sivori ne vestirono una uguale negli anni ’60) e che, numeri alla mano, sembra portare benissimo.
Usata in tre occasioni, la nuova divisa ha fatto en plein: 9 punti in tre uscite, vittorie roboanti con Inter, Cagliari e Torino e adesso non se ne parla di toglierla.
L’altra alternativa, la maglia nera, non ha fatto poi così male, ma dopo il pari alla prima di campionato a Pescara, resta nell’immaginario dei tifosi dopo la vittoria a Lisbona contro il Benfica.
Lo stesso nero che, a quanto pare, porta bene anche a Maurizio Sarri, l’allenatore che, se può, scende in panchina vestito completamente di quel colore.
Che fine, dunque, per la maglia azzurra? Tornerà, ovviamente, ma magari potremmo rivederla solo nel prossimo 2017.

 

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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Gennaro Arpaia

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