Se la partita della settimana la giochi in una città d’arte, non puoi sottrarti. Ecco perché Maurizio Sarri da un lato, Paulo Sousa dall’altro hanno scelto Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi. Giovani, italiani, con talento da vendere. Capaci di indirizzare la partita, ma soprattutto di mostrare al calcio italiano che un diverso modo di giocare è possibile.
Lampi di gioco, tanta espressione, complimenti a Fiorentina e Napoli; ma la gara più emozionante del turno natalizio non fa felice nessuno. Non un Napoli, due volte in vantaggio e poi incredibilmente sotto a pochi minuti dalla fine, che vede allontanarsi la Roma, ora a +3 in classifica; non la Fiorentina, capace di ribaltare il risultato e poi farsi riacciuffare all’ultimo minuto.
Gli azzurri partono sicuramente meglio e la prima frazione la incornicia un gol spettacolare di Insigne; parte in fuorigioco, ma poi fa perdonare l’errore di Tagliavento con un destro che dipinge una traiettoria impossibile per Tatarusanu. La Fiorentina stenta ad entrare in partita, perché il gol azzurro arriva nel momento migliore dei padroni di casa e per tutta la prima frazione rischiano solo di beccare il raddoppio.
L’episodio che cambia il match, però, non è un gol, ma la mancata espulsione di Kalinic per doppia ammonizione, dopo che il 9 della Fiorentina finge il contatto con Reina e si tuffa in area.
I padroni di casa restano in 11, e l’approccio alla ripresa è completamente diverso: i viola del secondo tempo cercano subito il pari, lo trovano fortunosamente, con una deviazione fatale di Callejon che spalanca la porta alla punizione di Bernardeschi, e non si arrendono neanche quando vanno sotto di nuovo. Mertens trova il raddoppio come un lampo nella notte toscana, ma Bernardeschi mette ancora la firma un minuto dopo sul nuovo pareggio.
Il 2016, dunque, va in soffitta, così come in soffitta ci va la prova di maturità di questo Napoli. Non arriva, non ci sarà, c’è ancora troppa altalenante tra il Napoli bello e spietato del primo tempo e quello goffo, impacciato e insicuro della ripresa.
Agli azzurri manca qualcosa, di certo la capacità di chiudere una partita che, a 20′ dalla fine, avevi riportato dal tuo lato; come contro la Lazio, dal vantaggio al pari è passato un solo minuto, come contro il Sassuolo, il gol di Zarate arriva da una contemporanea erronea chiusura difensiva dei due centrali.
E quelle certezze riacquisite con il rientro di Albiol, ormai sembrano perse con l’esclusione di Koulibaly; senza il franco-senegalese il Napoli, che aveva subito 2 reti nelle precedenti cinque uscite, si è ritrovato con 6 gol sul groppone in appena 180 minuti, tra Torino e Fiorentina. Un dato pesante per chi vuole raggiungere alte posizioni di classifica.
Il pari, però, strappato d’orgoglio sul finale, vale il terzo posto in solitaria (aspettando il Milan) e il nono risultato utile di fila. L’anno poteva chiudersi meglio, ma la quarta vittoria di fila a Firenze non c’è stata.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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