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PAQUIPEDIA – Eraldo Pecci, innamorato di Diego

“Ho visto Maradona. E ci ho pure giocato insieme”. Avrebbe potuto scegliere questo come titolo per la propria autobiografia partenopea, Eraldo Pecci, un calciatore che, appese le scarpe al chiodo, ha fatto delle parole una nuova ragione di vita.
Parole spese per commentare partite al fianco di navigati professionisti della comunicazione, oppure per raccontare la propria idea di calcio sulle pagine di un quotidiano.
Ma pure quelle parole che, giustificate e paragrafate, compongono la sua prima fatica editoriale dal titolo Il Toro non può perdere, un romanzo nel quale trova respiro la rincorsa granata alla Juventus di Platini.
E una rincorsa fu pure la sua unica annata azzurra, conclusasi al terzo posto, trascorsa a fare da gregario a quel Diego Armando Maradona che avrebbe avuto bisogno di un campionato ancora prima di regalare lo scudetto al Napoli ed ergersi a più forte calciatore di tutti i tempi.
Una stagione, quella 1985/86, tutta corsa e sudore; trecentosessantacinque giorni, o poco meno, che Eraldo porta ancora oggi nel cuore, a distanza di trent’anni da quell’esperienza in maglia azzurra.

E sembra parlare da uomo innamorato, Eraldo, di una squadra e di una città che hanno lasciato solchi profondi nel suo animo. Succede, se come il dottor Watson nei romanzi di Conan Doyle, sei l’osservatore ravvicinato delle prodezze del dio calcio, che non aveva, forse, le capacità deduttive di uno Sherlock Holmes ma che, in fatto di colpi di genio, non era secondo all’investigatore di Baker Street.
E succede pure di piangere in silenzio quando si apprende sui giornali che una squadra in cui si è militato è fallita perché il denaro riesce a sbiadire i colori di maglie gloriose divenute ormai cimeli per nostalgici collezionisti.
Di casacche differenti ne ha collezionate cinque, Eraldo Pecci, girovago lungo il centro e nord Italia, rapito dai panorami di Torino prima, poi Bologna e Firenze infine, prima di lasciarsi incantare da quella Napoli che Croce definì un Paradiso abitato da diavoli.
E chissà per quale squadra farà il tifo durante il prossimo Fiorentina – Napoli, partita che riporterà alla mente il passato in entrambe le squadre, oppure i match in cui, a provare a rubar la scena a Diego, ci aveva pensato un giovane dagli occhi azzurri e dal nome che sarebbe divenuto celebre: Roberto Baggio.
Forse sarà il cuore a dettare il tempo di un’esultanza, o magari la mente. In ogni caso, c’è da credere che Eraldo racconterà quella partita a modo suo. Con un veloce post su un social network, oppure con una lettera indirizzata a chissà quale ex compagno di squadra, tornato alla mente in maniera proustiana, magari durante un calcio di punizione. In fondo è questa la vita di chi, per una carriera intera, ha rincorso palloni e parole.

 

a cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)

 

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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