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EFFETTO MARADONA – Insigne e gli scettici, prima del rinnovo

Insigne © Getty Images

 

La lunga pantomima è cominciata l’estate scorsa: il rinnovo che non arriva, la richiesta dei procuratori, le voci che falsano tutto. E la firma che ancora manca. Così Lorenzo Insigne è entrato nell’occhio del ciclone, un ciclone evitabile visto che il ragazzo di Frattamaggiore aveva appena chiuso la sua migliore stagione con la maglia del Napoli, era stato impegnato agli Europei francesi con la maglia dell’Italia ed aveva ormai confermato tutte le belle parole che negli anni precedenti si erano spese su di lui.
Con Sarri, Insigne ha trovato la maturazione perfetta ad un cammino cominciato con Zeman, passato da Benitez ed arrivato, appunto, a questo Napoli.

QUELL’ABBRACCIO DI DIEGO

Poi, però, i giochi di mercato fanno la differenza; e da simbolo del Napoli a uomo con la valigia pronta, il passo è breve. Troppo.
Insigne diventa l’uomo che ha chiesto troppo, nessuno sa con certezza quali siano le cifre del suo ipotetico nuovo contratto eppure tutti sembrano pronti ad indicargli la porta.

Il campionato comincia, così come la Champions, e le chiacchiere estive non sembrano essergli scivolate addosso; tante partite senza gol, senza esplodere, soffre anche il dualismo con Mertens che, invece, vive una stagione fantastica. Poi l’infortunio di Milik che ‘costringe’ Insigne ad una assunzione di responsabilità: il momento più basso resta l’esclusione e il battibecco con Sarri a Torino, durante la gara contro la Juve, un episodio che sarà crocevia per il napoletano.
Da Udine, però, riparte la rimonta: due reti e vittoria esterna, i gol diventeranno sei nelle successive otto gare di campionato. Gli assist, invece, sono già sette in stagione, segno che per i compagni è diventato imprescindibile. Con Mertens al centro dell’attacco, esce fuori alla grande: scambia il ruolo col compagno, scende a prendersi il pallone, comincia a rientrare nel vivo del gioco di questo Napoli.
A Milano illumina dopo pochi minuti con un mancino che lascia di stucco tutto San Siro, di nuovo come aveva fatto al Franchi di Firenze.
Il suo momento in una giocata della ripresa: stop, dribbling, piroetta e tiro da 50 metri. Finisce alta ma tiene tutti col fiato sospeso.
L’abbraccio con Maradona in settimana deve essergli servito. Ora, però, mettiamo la firma a quel contratto. Altro che valigia, per uno che ieri ha finito con sul braccio la fascia da capitano.

 

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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Gennaro Arpaia

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