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QUESTION TIME – “Dobbiamo imparare a chiuderle”: di cosa parla Sarri?

Sarri © Getty Images

 

Gol spettacolari, calcio macinato a memoria, da manuale, accademico a tratti. Per il Napoli una prestazione da grande squadra senza esserlo, negli atteggiamenti, nella mentalità, nella gestione della gara. A Milano è andata bene, ma non si può negare che, al di là delle occasioni di Mertens e dei miracoli di Donnarumma, il confine tra un risultato postivo conquistato con sofferenza e la beffa di della rimonta legata ad un episodio sfavorevole è quantomai sottile, a fronte degli ormai cronici cali di tensione e dei grossolani svarioni tecnici. Un limite inconcepibile per una squadra che vuol puntare a grandi traguardi. Juve (purtroppo) insegna.
Questa in sintesi la sentenza pronunciata dai guru dei salotti postpartita e dagli oracoli della tecnicotattica.

Concetti che rischiano di infastidire lo zoccolo duro del tifo partenopeo, ma che non fanno una piega. E non perchè sia anche lo stesso Sarri ad ammetterlo: “Abbiamo portato i giocatori dall’80 al 95%, ma la parte difficile è portarli dal 95 al 100%”. Non solo percentuali che vengono fuori da grafici statistici, ma una sensazione percettibile anche da chi non ha sottomano nessun dato scientifico. E che forse resta l’unico vero difetto di fabbrica di questo progetto.
Quel che invece non è ancora chiaro è proprio capire quali siano gli elementi che ancora mancano per raggiungere quella perfezione di cui parla il tecnico, per acquisire i gradi di grande squadra.
Mancanze strutturali o mentali? Lo stesso Sarri in conferenza stampa si è limitato a quel “dobbiamo imparare a chiudere le partite” che di per sè può significare tutto o niente. Al di là del significato letterale, probabilmente nelle parole del tecnico ci sono riflessioni a più ampio spettro. A cosa si riferisce? Forse che in organico mancano uomini di personalità adatti a prendere in mano le redini del gruppo quando c’è da congelare il risultato? In alcuni ruoli – specie in retroguardia – il Napoli ha uomini tecnicamente poco funzionali alla causa? Oppure il mister, in fondo, ha la piena consapevolezza (e rassegnazione) che in fondo il prezzo da pagare per questo tipo di atteggiamento tattico sarà la condanna agli straordinari per le coronarie dei tifosi?
E sopratutto, alla luce dei limiti di questa squadra, Sarri è davvero convinto di non voler firmare per il secondo posto? A giudicare dal sudore di San Siro sembra proprio che ci credano davvero.

di Marcello Mastice (Twitter @marcellomastice)

 

 

Marcello Mastice

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