Se l’obiettivo è un piazzamento a ridosso delle prime posizioni, ben vengano partite come quella di ieri ad Empoli. Altalene, giravolte, sussulti di grande calcio allacciati a sciocchezze madornali. Quasi harakiri indicibili che smuovono le viscere di ogni tifoso.
Ma se, invece, questo Napoli volesse guardare in faccia alle proprie qualità e pensare di alzare l’asticella, magari raggiungendo quei 90 punti dichiarati da Sarri in conferenza l’ultimo sabato, allora sarà ben cosciente l’allenatore azzurro che la strada tracciata andrebbe rivista.
Trobbo brutto per essere vero, il Napoli della ripresa non ha perso la bussola, ma proprio la testa. Il triplice vantaggio dei primi 45 minuti avrebbe dovuto mettere le cose in discesa invece solo per la mancante qualità dei toscani la gara non s’è riaperta fino in fondo.
Le reti di El Kaddouri e Maccarone hanno rischiato di combinare la frittata per una squadra che ambisce all’alta classifica senza i gradi e le qualità della grande squadra.
Quella, ad esempio, capace di vincere a Genova con un solo gol di scarto segnato dopo pochissimi minuti e difeso fino allo strenuo delle forze.
Cosa c’è da salvare, allora?
Due fattori importanti: il Napoli vince per la prima volta nella sua storia ad Empoli, all’undicesimo tentativo e con ben 6 sconfitte sul groppone. E poi i punti, tre ed importanti, che non cambiano niente davanti, ma scavano un primo solco con le inseguitrici: si fermano, infatti, Lazio ed Inter, che adesso sono rispettivamente a 6 ed 8 punti dagli azzurri di Sarri.
Trascinatori nel lunch match di Empoli sono i soliti due: da un lato Lorenzo Insigne ed una doppietta che lo porta a quota 12 gol (già eguagliato lo score delo scorso campionato) ancora da leader puro di questa formazione, dall’altro Dries Mertens che, eventuali crisi matrimoniali a parte, mostra di non aver perso il senso del gol, pur sbagliando in avvio un rigore che poteva essere pesante visto l’inizio.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter:@ gennarojenius9)
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