Sembrava dovesse andare tutto a gonfie vele per il Napoli ieri al ‘Mapei Stadium’: contro il Sassuolo i ragazzi di Maurizio Sarri avevano condotto un buon primo tempo riuscendo a sbloccare la gara in apertura di ripresa. Solito guizzo di Dries Mertens, a segno eccezionalmente di testa: una vera e propria primizia per il belga.
Ma soltanto pochi minuti dopo succede quello che non ti aspetti: una grave disattenzione permette ai neroverdi di pareggiare. E se di topiche ed errori difensivi da parte del Napoli ne abbiamo visti fin troppi negli ultimi anni, è altrettanto una novità il fatto che ad ergersi a protagonista negativo sia stato Marek Hamsik.
Il capitano, che ad un certo punto alla vigilia della sfida sembrava non dovesse nemmeno giocare per un lieve problema muscolare, in campo alla fine ci è andato salutando l’altro graduato azzurro ‘ad honorem’, Paolo Cannavaro, ma finendo col pasticciare come mai avrebbe dovuto con uno sciagurato retropassaggio di testa.
Il primo a dispiacersi di quanto avvenuto è stato proprio Hamsik, che sul suo sito web ha scritto: “Mi rammarico per l’errore che ho commesso sulla rete del pareggio di Berardi, meno male che Milik ha evitato una beffa, anche se parzialmente. Di occasioni ne abbiamo create anche stavolta, ma è stata la buona sorte a mancarci. I due pali colpiti lo dimostrano, ed anche se ieri abbiamo perso 2 punti la lotta con la Roma prosegue”.
Ma quell’errore da matita rossa e di mille altri colori è la riprova che, come già detto da Sarri, questa squadra continua ad avere dei cali di concentrazione che possono costare cari. Nei momenti importanti, quelli in cui il risultato andrebbe accresciuto od anche solo gestito, si dà adito all’avversario di turno di rientrare in partita.
Col Sassuolo era successo anche all’andata, così come con Palermo, Atalanta, Genoa…e pure sul gol del raddoppio di Mazzitelli ci sono delle responsabilità evidenti (tutti in piena area e nessuno ad ostacolare il centrocampista emiliano sulla sua conclusione vincente). E quello sbaglio di Hamsik ha tanto di metaforico: il simbolo, il capo dei capi, quello che è sempre tra i migliori, rischia di stoppare la rincorsa del Napoli al secondo posto.
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