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LIGHT BLUES – Insigne, i Metallica e l’altro lato della bellezza

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Nella partita contro lo Shakhtar il Napoli ha dato la dimostrazione di tenere veramente a questa competizione, schiaffando in faccia a chi credeva che l’avrebbe snobbata un secondo tempo da Accademia di Belle Arti. La partita però, non è stata così facile come dice il risultato. Gli ucraini sono un’ottima squadra, attenta in fase difensiva ed imprevedibile nel quartetto offensivo ma non abbastanza per il Napoli di questo periodo.

Lo scugnizzo e l’imperdonabile

A Giampiero Ventura saranno fischiate le orecchie per un bel po’ al momento del gol di Insigne. Con molta probabilità, infatti, gran parte dell’Italia del pallone l’avrà nominato chiedendosi all’infinito: “Ma come è possibile non farlo giocare con la Svezia?”. Un mistero degno di Sherlock Holmes e del suo fidato Watson, perché tenere in panchina uno in grado di fare gol mai banali è qualcosa molto simile ad un suicidio senza movente. Giorno dopo giorno, l’esclusione diventerà sempre più assurda e… imperdonabile.

Fin dall’inizio del match, Lorenzo è apparso tra i più brillanti, deciso nelle giocate e sempre al centro del gioco. Un leader in grado di caricare i compagni durante le difficoltà, pronto ad esaltarsi e colpire appena la guardia avversaria si abbassa un po’. Il gol è un arco nel cielo che avrebbe meritato un pubblico da “campionato”, ma beati i pochi fortunati che l’hanno visto dal vivo rendendolo un gioiello ancor più raro.

L’altro lato della bellezza

Entusiasmarsi per il gran gioco azzurro, di questi tempi, grazie a Dio sta diventando una meravigliosa normalità. Quello che però meriterebbe più attenzione e cronaca, è il salto di qualità compiuto dalla squadra in fase difensiva. Rispetto alle stagioni precedenti infatti il Napoli sembra dare l’impressione di non soffrire mai realmente, concedendo raramente qualcosa, ma più per errori tecnici individuali che di piazzamento e disattenzione.

Da sottolineare è anche il contributo dato alla squadra da chi ha giocato meno fino ad ora. E non è un caso che l’osservazione sia partita spontanea da Sarri in conferenza stampa esaltando la prestazione di Christian Maggio, uno di quelli che in gergo si chiamano leader silenziosi. Un esempio di professionalità messo a servizio di un gruppo giovane, dal quale per uno strano processo di osmosi emotiva riesce a catturarne l’entusiasmo e la voglia di giocare. Non sarà il giocatore che ti permette di fare un salto di qualità, ma merita un rispetto da top player.

Il cambio di mentalità

Non si sa cosa abbia detto Sarri alla squadra durante l’intervallo ma ha funzionato. A fare la differenza rispetto alla prima frazione, è stato certamente il pressing meglio organizzato e fatto con maggiore intensità. Nel primo tempo infatti Mertens in diverse situazioni ha pressato da solo, trovandosi inevitabilmente in inferiorità quando Stepanenko si è abbassato sulla linea dei difensori per impostare. Oltre a questo però, il Napoli ha alzato il ritmo del palleggio, costringendo gli ucraini a correre molto per riuscire a chiudere gli spazi e limitare le giocate in velocità degli azzurri.

Missione compiuta solo fino al gol di Insigne, che ha creato una breccia per l’invasione dell’armata sarrista. Il resto è gestione e pragmatismo, con Sarri che affida ad un 4-5-1 tutta la posta in palio con l’ingresso di Rog e Allan per dare muscoli al centrocampo. Ed è stato bello vedere come la squadra anche con uomini in posizioni inedite, sia riuscita ugualmente a giocare il proprio calcio, come se tutti conoscessero la parte da interpretare a prescindere, come una straordinaria orchestra guidata da un grandissimo Direttore.

a cura di Claudio Pomarico

 

Claudio Pomarico

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