E’ stata la partita di Lorenzo Insigne, di nuovo in gol contro Klopp che incontrava per la seconda volta dopo il suo personale esordio in Champions. Un’altra rete, ancora nel finale, ancora a tramortire l’allenatore tedesco e la sua squadra spauracchio. Il Borussia allora, il Liverpool adesso, ma il risultato non cambia. E’ stata la partita di Lorenzo, questo è certo, ma in copertina c’è anche qualcun altro. A partire dall’inverosimile Allan, ormai uno dei recuperapalloni più forti d’Europa. E che dire di Callejon, che ha fatto il fluidificante eppure al 90mo era lì, pronto a servire l’assist per Insigne. O di Maksimovic, schierato nell’insolita posizione di terzino e autore di una gran partita. In tutte queste facce da copertina c’è un filo conduttore, un uomo che le unisce tutte sotto un’unica guida. Il suo nome è Carlo Ancelotti. Klopp lo aveva definito “una volpe” e in effetti ci ha visto giusto. Scaltrissimo, Ancelotti ha modellato il suo Napoli sui punti deboli del Liverpool, ha inaridito le fonti di gioco e ha fatto sì che i reds non tirassero mai in porta. Zero conclusioni nello specchio, chissà quando era capitato l’ultima volta. Ma la vera rivoluzione di Ancelotti è nell’identità della squadra.
“Voglio un Napoli che abbia diverse identità in campo”. Così disse Ancelotti prima di Stella Rossa-Napoli, e la sperimentazione sembra essere ormai alla sua fase di decollo. 4-4-2, 3-5-2, 3-4-2-1. Chi può dire con che modulo ha giocato il Napoli? Impossibile da incastonare nei freddi numeri, impossibile dargli una connotazione. Maksimovic terzino dà la possibilità di arginare squadre che giocano a tre punte e soprattutto di liberare Mario Rui, che con meno compiti difensivi ha giocato una delle sue migliori partite. E immaginate quando tornerà Ghoulam. L’ago della bilancia? Fabian Ruiz, il vero jolly di Ancelotti, che parte largo ma poi si accentra, aprendo spazio alle sovrapposizioni dell’esterno fin dalla linea di centrocampo. Tanti accorgimenti che hanno mandato in crisi Klopp e il suo Liverpool, mai apparso così in difficoltà. Una volpe, sì, una volpe che ha giocato al gatto col topo, l’ha sfiancato per 90 minuti e poi l’ha catturato al momento giusto. Missione compiuta.
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