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Napoli, al di là dei numeri: il progetto di Ancelotti tra fase offensiva e difensiva

Nelle ultime sfide di campionato l’allenatore emiliano sta sperimentando la squadra del futuro con alcuni accorgimenti sul terreno di gioco

Carlo Ancelotti ©Getty Images

Ogni allenatore ha la sua filosofia di gioco. Negli ultimi anni a Napoli si sono alternati Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti con due idee contrapposte di gestione e di applicazioni delle fase tra quella offensiva e quella difensiva. L’allenatore toscano predilige l’esaltazione delle giocate provate e riprovate in allenamento per eseguirle alla maggior frequenza possibile per non dare punti di riferimento in avanti agli avversari, mentre in fase difensiva l’attuale tecnico del Chelsea ama lavorare didatticamente con la linea difensiva con esercitazioni aggiuntive rispetto al lavoro di gruppo. Il tecnico di Reggiolo, invece, ama sperimentare nell’arco dei novanta minuti un’alternanza tra fase di possesso e quella di non possesso muovendo le pedine sul terreno di gioco con movimenti precisi e studiati. Contro la SPAL, per esempio, si è visto Allan abbassarsi sul centro-destra per l’impostazione a tre insieme a Koulibaly e Luperto. In passato, soprattutto in Champions League, lo stesso Ancelotti lo ha sperimentato con Maksimovic schierato da finto terzino destro e con quello mancino (Mario Rui o Ghoulam), invece, più alto sulla stessa linea dei centrocampisti.  Ciò comporta uno scambio di posizione successivo con Malcuit che lavora in una posizione più avanzata, mentre Callejon s’accentra di più per trovare sbocchi interessanti. L’allenatore azzurro predilige così uno scambio continuo di posizioni tra i calciatori in campo per sviluppare la manovra offensiva per lavorare in half-spaces, ossia quegli spazi intermedi in grado di mettere in difficoltà le asfissianti marcature degli avversari. In fase difensiva, come ha svelato lo stesso emiliano, il Napoli continuerà con due linee da quattro e la seconda punta alle spalle della punta.

Napoli, Ancelotti e il calcio del futuro

Dagli anni novanta fino ai giorni nostri il calcio è cambiato anche in Italia a causa anche dei numerosi allenatori europei, e non solo, che hanno condizionato il rapporto con questo gioco. Prima si era abituati a un modo lineare con ruoli ben definiti lavorando prettamente nella propria corsia di competenza, totalmente differente dalla fruizione che arriva soprattutto in questi ultimi anni. Da Sarri ad Ancelotti, anche il Napoli ha dovuto modificare idee e filosofie di gioco per cercare di sviluppare una manovra d’attacco consistente.

Salvatore Ioime

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