Dopo Genk-Napoli, Milik è sulla graticola per i tanti errori commessi. Una domanda sorge spontanea: è ancora un attaccante da grande squadra?
Un po’ di settimane fa, scrivevamo di come Arkadiusz Milik non abbia più alibi e, anzi, di come sia effettivamente chiamato quest’anno a dimostrare tutto il suo potenziale. E invece, l’avvio di stagione è stato anonimo e opaco, complice qualche problemino fisico che ne ha tardata la piena carburazione. Una cosa, però, resta certa: vuoi per i rumors di mercato, vuoi per l’inattesa concorrenza di Llorente, il polacco sta vivendo un periodo molto complicato.
Periodo sfociato ieri nello 0-0 di Genk, dove l’attaccante del Napoli ha sciupato due-tre occasioni di portata biblica, che vanno ad aggiungersi all’album dei rimpianti, inaugurato a Milano con quella parata di Donnarumma e integrato poi l’anno scorso a Liverpool con quell’altra parata di Alisson. Il polacco ha terminato il credito e ormai gli umori della piazza sono chiari: deve darsi una svegliata e dimostrare di essere un attaccante degno di una squadra da vertice. Almeno mentalmente.
Alto, bravo di testa, strutturato e tecnico: Arek Milik ha doti tecniche e fisiche fuori dalla norma, nonostante i due orrendi infortuni patiti al ginocchio. Eppure, vederlo giocare lascia sempre una sensazione di incompiuto, di non finito in fondo al palato. I limiti di questo ragazzo sono pochi, soprattutto dal punti di vista del gioco, dove rappresenta uno degli attaccanti più moderni e completi del nostro campionato (e non solo). Eppure, la mancanza di freddezza nei momenti più caldi e il rendimento a corrente alternata, negli ultimi periodi, stanno tracciando un quadro simile a quello del suo connazionale e compagno di squadra, Piotr Zielinski.
Uno come Milik ha tutte le carte in regola per poter essere il centravanti di riferimento di una grande realtà come quella del Napoli, ma continua a venir meno nei momenti clou della stagione o della singola partita. E quest’anno, gli alibi sono terminati. Anche se, forse, uno (e anche bello grosso) gli è rimasto. E’ davvero possibile dare il 150% in campo, quando sai che la tua squadra ha provato a rimpiazzarti nel corso di tutta l’estate? Misteri, dubbi e interrogativi che si amplificano in momenti difficili come questi. Ai posteri l’ardua sentenza.
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