E’ stato uno dei giocatori più pimpanti della trasferta di Amsterdam. Sebbene non abbia trovato la rete, ha comunque contribuito a costruire le giuste trame offensive.
Il Napoli si gode il successo di Champions League in quel di Amsterdam. L’Ajax è stato totalmente annichilito dagli undici partenopei, perfetti dall’inizio alla fine. Forse nemmeno i tifosi più passionali si sarebbero aspettati un epilogo del genere, ma quest’anno il Napoli ha qualcosa in più: una fame incredibile e una voglia di dominare ogni palcoscenico.
Spalletti, nella sua conferenza stampa del giorno prima, ha confermato che ci sarebbero stati dei cambi di formazione. “Nella mia rosa ho solo titolari“, ha detto il tecnico toscano. L’obiettivo è chiaro anche in vista del tour de force del mese di ottobre: usare tutti gli uomini a disposizione in modo da evitare infortuni che potrebbero rivelarsi deleteri per il corso della stagione. La scelta del tecnico si è rivelata azzeccata perchè anche i cosiddetti “panchinari” hanno dimostrato il loro alto tasso tecnico.
Hirving Lozano è sceso in campo e sin dai primi istanti, nonostante qualche errore, ha dimostrato di valere la maglia da titolare. Ha formato un interessante tridente, assieme a Kvaratshkelia e Raspadori, in grado di mettere in difficoltà i Lancieri in ogni folata offensiva.
Il messicano, a poche ore dal match, ha parlato a Sky Sport, dimostrando di tenerci molto alla maglia. “In campo dò sempre il 100%, voglio sempre vincere”, afferma Lozano. Il Chucky non ha avuto un buon inizio di stagione, tuttavia ha voglia di dimostrare quanto di buono sa fare nelle prossime sfide.
Lozano ha anche spiegato i motivi per cui tutti lo chiamano Chucky, un soprannome che ricorda la ‘bambola assassina’. Spiega che sin dai tempi del Pachuca, la squadra con cui è cresciuto, sia i tifosi che i membri della società, lo chiamavano con questo soprannome per il suo modo di fare. “A scuola scherzavo, mi piaceva giocare spaventando i miei compagni. Da quel momento hanno iniziato a chiamarmi così”, ricorda Lozano. Talmente riscosse successo quel soprannome che persino il presidente del club messicano lo chiamava così. “La gente mi conosceva come Chucky anzichè con il mio vero nome, mi chiamava così persino il presidente“, conclude il messicano.
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