A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @ennarojenius9)
Come le montagne russe, o più semplicemente come un’altalena: il Napoli è così, e così è anche quello visto ad Empoli, nell’ennesima trasferta maledetta di questa stagione.
Una gara nata male, finita peggio, ma soprattutto andata avanti senza un briciolo di positività; neanche i due gol segnati possono lasciare spazio ad un minimo sorriso, perché la misura e le modalità della debacle fanno tornare alla mente le brutte trasferte di qualche mese fa, quelle che in un modo o nell’altro hanno poi segnato la brutta discesa azzurra.
IL MACCARONE AZZURRO – Sin dal primo minuto l’Empoli è parso superiore: il centrocampo napoletano, formato da un Inler impreciso più del solito e da un Gargano che andava spesso a vuoto, ha sofferto il dinamismo e il vigore di quello avversario.
LA CHAMPIONS IN TOSCANA – Ma nessun asciugamani salverà gli azzurri, che nella ripresa provano a fare di meglio. Non sarebbe difficile, ma l’Empoli non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro, salvezza raggiunta o meno.
La squadra di Sarri è un incanto da vedere: corta, pronta, veloce e con una buona qualità in ogni reparto del campo. L’autogol empolese riapre – ma solo sulla carta – il match, chiuso poi definitivamente da quello di Albiol.
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