a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Il nuovo Napoli targato Maurizio Sarri proprio non vuole saperne di stereotipi. Sarà calcio, calcio manovrato e intelligente, ma calcio semplice diretto sempre al risultato.
Proprio tutto quel che Sarri ha sempre inseguito nella sua carriera, alla guida di squadre poco blasonate, è vero, ma sempre capaci di raggiungere gli obiettivi attraverso il lavoro sul campo.
Anche a Napoli sarà così, con l’allenatore di Figline che ha ereditato dai due anni di gestione Benitez un gruppo a metà: alcuni campioni, altri futuri campioni, altri ancora di cui disfarsi, allontanandoli da un progetto che vuole ripartire per una nuova trance di 10 anni.
Ovvio allora che il tecnico stia pensando a quale lavoro portare sin dai primi giorni del ritiro di Dimaro.
Si partirà dal più collaudato 4-3-1-2, il modulo tanto caro a Sarri, visto in Italia con successo negli ultimi anni solo con il Milan ancelottiano.
Ma ciò che caratterizzerà il prossimo corso azzurro sarà di certo il non-integralismo tattico visto invece nell’ultimo biennio in città.
Sarri è pronto a cambiare idea, a lasciarsi sorprendere e convincere dagli elementi che troverà già in rosa.
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