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L’ESTETICA DI SARRI – Non sono bello, piaccio

Napoli-Bologna © Getty Images

Iniziare bene per concludere meglio. Il Napoli inizia con il piede giusto il ciclo tremendo che vede gli azzurri impegnati con 7 partite in 20 giorni, in cui ci si gioca buona parte della qualificazione agli ottavi di Champions League, senza far scappare nessuno (vedi Juve ed Inter) in testa al campionato. Il rientro dopo la sosta delle nazionali, ha sempre lasciato qualche perplessità sulle condizioni dei calciatori. Mentali, oltre che fisiche. Quest’anno però, c’è la determinazione di non voler lasciare punti per strada, perché anche quando le gambe non girano al massimo, si vede che la squadra vuole portare a casa il risultato. Sembra avere quel carattere e quella voglia di vincere a tutti i costi che il Napoli aveva come caratteristica ai tempi di Mazzarri, tempi in cui la determinazione era tanta, ma mancava la qualità per vincere certe partite. Con Benitez arrivò la qualità, con calciatori come Callejon, Albiol e Koulibaly che ora rappresentano le certezze di questa squadra, ma che all’epoca alternavano lampi di futbòl spettacolare a serate in cui la spina non era neanche attaccata.

Napoli, l’estetica di Sarri

Sarri, profeta di un calcio che alla tecnica e alla velocità abbina l’intensità e la voglia, sembra aver fatto conciliare due mondi apparentemente lontani, due mondi vissuti in epoche calcistiche diverse, ma che in qualche modo sono appartenute e appartengono al DNA azzurro.

Al Dall’Ara contro il Bologna, ma anche in casa con l’Atalanta, la squadra ha fatto capire di non voler lasciare neanche le briciole alle avversarie, perché questo gruppo ha ormai assorbito a pieno il credo del proprio allenatore. Madrid come nastro di partenza di una maturità definita, la maturità di saper sparare anche qualche pallone in tribuna quando è necessario, ma che al momento giusto sa fare calcio come pochissimi in Europa.

Non sarà l’estetica fine a se stessa a far vincere i campionati, ma se a quella sai abbinare una buona dose di cattiveria e gioco sporco, non c’è pragmatismo “allegriano” che tenga: questo Napoli può fare la storia.

di Claudio Pomarico

Giuseppe Barone

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Giuseppe Barone

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