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LIGHT BLUES – I boss e l’ultima possibilità di tornare alle origini

Sounds like light blues by Napolicalciolive.com

C’è poco da dire: Italia – Svezia di stasera è più di un play-off di ritorno per l’ingresso ai Mondiali di Russia.

Infatti l’Italia, prima che con gli svedesi, giocherà principalmente contro il peso della propria storia. Una tonnellata circa di argenteria e vittorie che pesano sul CT Ventura come un macigno, come si evince dalla piena confusione tattica che vivono gli azzurri.

Who was the Boss?

3-5-2 e 4-2-4 sono i due moduli amati dal tecnico. Il secondo più del primo, ma a quanto pare la presenza in rosa dei veterani di lungo corso alle prese con l’ultimo mondiale della loro carriera, costringe o quasi il tecnico all’utilizzo della difesa a 3 che tanto ha vinto in bianconero (e basta).

L’Italia è un popolo di allenatori e nessuna affermazione potrebbe essere più vera. E tutti questi allenatori che chiedono a gran voce il 4-3-3 si domandano chi sarà a decidere la formazione di stasera: Ventura o Buffon ed il clan juventino? Infatti l’impressione è che Ventura sia ostaggio del gruppo storico, sia dal punto di vista tattico che umano. Allora l’unica cosa da sperare per il bene della nostra federazione, è che si trovi un equilibrio in un pollaio in cui probabilmente ci sono troppi galli.

Una possibilità è tutto ciò che chiedo

Personalmente, se penso alla Svezia mi vengono in mente tre cose: il biscotto di Euro 2004, IKEA e gli ABBA.

Vivere un mondiale senza Italia sarebbe un disastro. Questo non per un secondo posto ampiamente pronosticabile con la Spagna nel proprio girone, ma per un eccesso di confusione nelle gare decisive che non ci appartiene per niente. Infatti lo spirito italico si è sempre contraddistinto storicamente per quel modo di pensare di chi fa di necessità virtù, pensiero che in questo momento sembra estraneo nell’annebbiata visione del CT.

E per far sì che la gara di San Siro non si dimostri una Waterloo (sempre citando gli ABBA), c’è bisogno di massimizzare l’ultima possibilità che ci resta vincendo. Non importa come, non importa con quali mezzi. L’Italia ha bisogno del Mondiale e viceversa, senza mezzi termini politicamente corretti. Una non qualificazione sarebbe accettata solo se accompagnata dalla crescita graduale della nuova generazione azzurra, e non è questo il caso.

Tornare alle nostre radici, senza inseguire quelle altrui

Difesa impenetrabile, centrocampo di geometrie e aggressività, con estro abbinato a cinismo davanti.

La nostra cultura è questa, è inutile ripararsi dietro l’evoluzione calcistica Made in Spain che non ci appartiene ora, e probabilmente mai ci apparterrà. Quella che è mancata all’Italia nella gara d’andata è stata soprattutto la grinta, la voglia di raggiungere il risultato a tutti i costi. In campo infatti si è visto solo il nervosismo, nemesi per eccellenza della grinta. Sì perché la prima aggiunge carattere e decisione alle giocate, la seconda le depaupera, le svuota di entusiasmo, arricchendole esclusivamente di paura di sbagliare.

Nessuna nazionale però, è riuscita come noi a riemergere dalle difficoltà. Questo è lo spirito che tiene ancora acceso l’entusiasmo verso questa nazionale, nessun’altro. Uno spirito che può facilmente trasformarsi in delusione se questa squadra non riuscirà a battere una mediocre (diciamolo) Svezia che si frappone tra gli azzurri ed il Mondiale. La squadra dovrà isolarsi dalle critiche come ha già fatto nel mondiale vincente di Germania, in cui ne ha fatto addirittura la propria armatura. Non sarebbe niente di innaturale, anzi, sarebbe l’unica cosa veramente da Italia. Torniamo alle nostre radici, non può esserci niente di sbagliato.

a cura di Claudio Pomarico

 

Giuseppe Barone

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Giuseppe Barone

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