Secondo Fabio Capello, i giocatori dovrebbero sedersi a centrocampo in caso di episodi di razzismo: âE bisogna fermare gli ultras, solo in Italia comandanoâ.
Il tema del razzismo nel mondo del calcio risulta essere purtroppo sempre di attualitĂ . Non si è ancora spenta lâeco di quanto accaduto in Inter-Napoli dello scorso 26 dicembre a Kalidou Koulibaly. E questo in particolar modo per le reazioni contrastanti che la vicenda ha suscitato. Infatti câè chi come Carlo Ancelotti, buona parte degli allenatori di Serie A (tranne Allegri e Gasperini), il premier Conte e tanti altri si è mostrato favorevole ad interrompere le partite in caso di manifesti casi di razzismo tramite cori beceri ed altro. E câè chi invece ritiene che uno stop della gara risulterebbe poco sensato. Nello specifico si tratta del ministro dellâInterno, Matteo Salvini, e del presidente FIGC, Vincenzo Gravina. Per questâultimo il non interrompere un incontro sarebbe utile esclusivamente per evitare possibili ulteriori problemi di ordine pubblico. Ma il numero uno del calcio italiano si è comunque chiaramente espresso contro il fenomeno del razzismo da parte dei tifosi. Ed ora una voce importante giunge anche da Fabio Capello. Lâex allenatore del Milan e della nazionale inglese, intervenuto stamattina a âRadio Anchâio lo Sportâ su Radio 1 Rai, ha detto la sua in proposito.
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âMi piacerebbe che un segnale forte partisse proprio dai giocatori. Si dovrebbero sedere a centrocampo ed aspettare. In tal modo il pubblico responsabile di atti incivili si darĂ una calmata. In queste condizioni non è possibile giocare. Il calcio è rispetto dellâavversario e degli altri, ma senza rispetto non si può fare niente. Per cui i calciatori stessi dovrebbero cominciare a dare un segnale forte e ad essere responsabili di quello che avviene in campo e sugli spaltiâ. Per Capello câè una triste consapevolezza: âSolo in Italia gli ultras comandano e solo da noi si va sotto la curva a salutarli, e non in mezzo al campo per omaggiare tutti gli spettatori. Si dĂ troppa importanza a queste persone, quando in realtĂ coloro che contano sono tutti gli altri tifosi, quelli normali e che rappresentano il 90% del totale. Non questa gentaglia che esibisce striscioni e che è riuscita ad imporsi presso i club calcistici di casa nostraâ.
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