Il tecnico del Napoli Carlo Ancelotti diviene promotore del ritiro dopo solo un mese da quando si dichiarò pubblicamente in disaccordo con ADL
Tutti in ritiro, adesso comanda Carlo Ancelotti. L’esito della riunione tenuta con la squadra nel day-after di Napoli-Bologna è il segno di quella che potrebbe essere un’ulteriore frattura fra l’allenatore e lo spogliatoio. Un confronto duro e franco, durato più di un’ora. Si è discusso dei problemi della squadra e di come uscire da questo momento complicato. E la soluzione trovata dall’allenatore è quella di andare in ritiro da mercoledì fino alla sfida con l’Udinese. Pugno duro, non condiviso da parte del gruppo, senatori in testa, che non erano d’accordo con questa misura. La ricetta di Ancelotti per uscire dalla “situazione delicata”, quindi, è la stessa di De Laurentiis, con un mese di ritardo. Proprio lui, che alla proposta di ritiro del presidente pre-Salisburgo rispose: “Si tratta di una scelta della società, io non sono d’accordo”. E quindi adesso viene spontaneo da chiedersi: cosa è cambiato, solo un mese dopo? Unità d’intenti, da cercare, più che da ritrovare. Perché col senno di poi, a quasi un anno da quell’Inter-Napoli da cui è iniziato il declino azzurro, questa famosa unità di intenti non si è mai più vista.
Il tecnico del Napoli Carlo Ancelotti non ci sta a passare da capro espriatorio del momento a dir poco critico che sta vivendo la sua squadra. Pur assumendosi le sue colpe, nella conferenza stampa post Napoli-Bologna il tecnico emiliano ha puntato il dito contro la squadra, attribuendo colpe anche ai suoi uomini. Queste le sue parole: “Le colpe ovviamente mi toccano, ma domani avrò piacere di confrontarmi con la squadra perchè anche loro devono sentirsi responsabili di tutto ciò, non come me, ma certamente anche loro perchè il momento è troppo negativo”.
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