Il Napoli, Ancelotti e l’amara solitudine del buon Carletto

Napoli, Ancelotti sembra essere giunto ad un punto di non ritorno, dove di salvabile è rimasto poco. Rapporti con la squadra compresi

Ancelotti esonero
Ancelotti (Getty Images)

Il giorno dopo Napoli-Bologna è un giorno triste e insapore. Manca il cielo plumbeo delle ultime settimane e il sole tiepido di questo inizio dicembrino è soltanto un’ironica dissonanza. La nave azzurra è irrimediabilmente naufragata, nonostante la gara di Liverpool avesse fatto sperare in un’improbabile inversione di rotta. Il match contro il Bologna sarebbe dovuto essere l’approdo sicuro, l’entrata in porto dopo mesi di tempesta. E invece, è stato il definitivo crollo di un progetto tecnico abbozzato e mai realmente partito. La definitiva rassegnazione della solitudine ancelottiana. Il tecnico emiliano non le ha mandate a dire, in quella che ieri ha rappresentato una surreale conferenza stampa. L’attacco frontale ai calciatori, la paura velata (mica tanto) di un complotto e di un remare contro da parte della squadra: tutte prove di un definitivo scollamento tra Carlo Ancelotti e i propri uomini.

Potrebbe interessarti anche –> Napoli-Bologna, il retroscena su Lorenzo Insigne

La verità è che il Napoli non andrebbe in guerra per Ancelotti

E’ davvero difficile dipingere il ritratto di questa stagione, senza scadere in pennellate grigie e ricolme di pessimismo. E in questo scenario, la solitudine di Carlo Ancelotti comunica tutta la desolazione, la rabbia e la delusione di un tecnico sentitosi tradito dal proprio gruppo. La verità è amara e non lascia scampo ad ulteriori: questo Napoli non andrebbe in guerra per lui, simbolo e sinonimo di un legame mai nato realmente tra le due parti. E la grottesca divisione sul ritiro del cinque novembre (con il solo Ancelotti a Castel Volturno) è l’esemplificazione esatta di cosa è accaduto e sta continuando ad accadere in casa azzurra: ognuno pensa a sé e al proprio tornaconto, indifferentemente da quelli che sono gli obiettivi stagionali. E a voler esser maligni, anche il pareggio di Liverpool si svuota e perde significato. D’altronde un punto ad Anfield fa sempre curriculum e in tempi di calciomercato mai dire mai. Un’amara presa di coscienza, che spiega l’interminabile spirale di risultati negativi che ha ormai inghiottito il Napoli. E per uscirne, servirebbe remare tutti dalla stessa parte. Insperata ipotesi, in un gruppo dove il noi non esiste più da tempo.

Impostazioni privacy