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Le colpe di Gattuso e una domanda: quanto è grande il Napoli?

Le colpe di Gattuso non mancano ma la rosa di questo Napoli non sembra all’altezza di quella che sfiorò lo scudetto con Sarri.

Le sconfitte contro Juventus e Verona hanno fatto ufficialmente partire il tiro a Gattuso, ritenuto da molti tecnico non adatto per esperienza e convinzioni tattiche alla storia del Napoli. Ma se le colpe dell’allenatore non mancano, sarebbe giusto analizzare meglio anche la qualità dell’attuale rosa. Forse sopravvalutata rispetto al reale valore.

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Le colpe di Gattuso: oltre il veleno c’è di più

“Il veleno non si compra al supermercato”, ha ribadito Gattuso nella pancia del ‘Bentegodi’ tornando su un aspetto a lui molto caro, ovvero quello della mancanza di cattiveria. Un problema sicuramente evidente ma non l’unico per spiegare cosa non funziona in questo Napoli. A livello tattico gli azzurri dipendono tanto, troppo, dalla vena degli unici elementi capaci di accendere la luce. Così quando Insigne e Zielinski vengono imbrigliati o non riescono ad esprimersi al meglio, come accaduto a Verona, il gioco del Napoli diventa prevedibile e privo di sbocchi. Basti vedere il finale della gara persa domenica pomeriggio quando il Napoli pur con cinque giocatori offensivi contemporaneamente in campo (Lozano, Petagna, Mertens, Osimhen e Politano) non ha fatto neppure il solletico alla difesa del Verona. Cambiare lo spartito a gara in corso però spetta all’allenatore, cosa che a Gattuso riesce raramente. Oltre al veleno, insomma, servono soluzioni alternative. Magari cambiando anche modulo.

Osimhen al rientro (Getty Images)

Quanto vale davvero questo Napoli?

Nonostante le feroci critiche va detto che il Napoli attualmente occupa il sesto posto ma con una partita in meno e che un’eventuale vittoria nel recupero contro la Juventus lo proietterebbe al terzo posto. Nulla è ancora precluso a questa squadra, quindi, ma dove può arrivare e soprattutto quanto vale davvero il Napoli di Gattuso? Paragonando l’attuale rosa a quella dell’ultima stagione di Sarri, ad esempio, salta all’occhio come allora al centro della difesa insieme all’esuberanza fisica di Koulibaly ci fosse l’esperienza di Albiol mentre a centrocampo Sarri poteva contare sulla regia illuminata di Jorginho, la grinta di Allan e gli inserimenti di capitan Hamsik. Per non parlare dell’attacco, dove Higuain era accompagnato da Insigne e Callejon con Mertens prima alternativa. Una rosa profonda, di altissima qualità e discreta esperienza internazionale molto diversa da quella a disposizione di Gattuso, chiamato a fare crescere giovani dal sicuro avvenire come Lozano e Osimhen o trovare una collocazione tattica a prospetti interessanti ma ancora acerbi come Fabian Ruiz e Zielinski. Troppo poco, forse, per puntare a vincere subito.

Lelio Donato

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