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Giorgio Ascarelli, il primo presidente del Napoli oltraggiato dal fascismo

Nella giornata della memoria si ricorda Giorgio Ascarelli, storico presidente del Napoli che diede vita al primo stadio del club, oltraggiato dal regime fascista. 

Estate 1926. Quando tutto ebbe inizio. Per la prima volta, una squadra calcistica napoletana ebbe l’opportunità di competere nella Divisione Nazionale, quella che anni dopo diventerà la Serie A. Giorgio Ascarelli volle iscrivere il suo club nel massimo campionato, tuttavia il nome non sarebbe stato ben accolto. Infatti, la sua società calcistica si chiamava Internaples. Un nome troppo anglofono per compiacere i vertici del CONI e il neonato regime fascista, che già negli anni ’20 non apprezzava i termini stranieri. Dunque, l’imprenditore napoletano fondò nell’agosto del ’26 l’AC Napoli e la iscrisse al campionato italiano.

Ascarelli era un industriale tessile e dirigente sportivo di origine ebraiche. All’epoca dell’iscrizione alla Divisione Nazionale aveva solo 32 anni, ma aveva già in mente un progetto importante per la sua squadra. Nel 1929 commissionò la costruzione di uno stadio per il Napoli e portò in squadra Antonio Vojak, storico bomber azzurro dalle 103 reti.

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Lo stadio del Napoli: da Vesuvio ad Ascarelli, infine Partenopeo per volere dei fascisti

Stadio Diego Armando Maradona (GettyImages)

Sito nel Rione Luzzatti, vicino la stazione Centrale, l’impianto sportivo – il primo ad essere di proprietà del club azzurro – venne inaugurato nel febbraio del 1930. Fu denominato Stadio Vesuvio, ma pochi giorni dopo dalla prima storica gara, Ascarelli morì improvvisamente di peritonite. Dunque, lo stadio fu ribattezzato nel nome del presidente fondatore del club. Tuttavia, ebbe breve vita per diverse ragioni.
Infatti, quando venne organizzato il campionato mondiale di calcio in Italia nel 1934, il regime fascista aveva ormai instaurato la sua dittatura a tutti gli effetti e lo stadio napoletano cambiò nome nuovamente. Non erano state ancora promulgate le leggi razziali, ma si respirava già aria di antisemitismo. Dunque, l’impianto non poteva adottare il nome di un uomo di origini ebraiche, per Mussolini e l’intero regime sarebbe stato uno scandalo. Quindi, da Stadio Giorgio Ascarelli divenne Stadio Partenopeo. Una deturpazione di identità, uno dei tanti atti ignobili del ventennio fascista. E fu proprio Napoli ad ospitare la finalina per il 3° posto, vinta dalla Germania per 3 a 2 contro l’Austria.

Durante la seconda guerra mondiale, lo stadio fu bombardato dagli aerei alleati e oggi non vi è più traccia poiché è stato demolito. Il club proseguì le sue avventure prima nel Collana, poi nel San Paolo a fine anni ’50, fino ad arrivare ai giorni nostri quando quest’ultimo è stato rinominato a Diego Armando Maradona. Ad Ascarelli, invece, è stato intitolato un rione. E solo di recente il sindaco De Magistris ha provato a cambiare il nome di Piazzale Tecchio – segretario provinciale del partito fascista – in piazza Ascarelli, senza riuscirvi.

Leonardo Zullo

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