Stando a quel che dicono, un paio di campionati ancora e andrò a giocare nel Barcellona. O forse nel Real Madrid. Sempre che, nel frattempo, il Manchester City non inizi a vincere tutte le competizioni che contano. In quel caso prenderò qualche lezione d’inglese e mi abituerò al clima rigido dell’Inghilterra. Che poi così rigido non è, specie se porti nel tuo corredo cromosomico l’attitudine a resistere al freddo dell’est Europa.
Domando scusa, non mi sono presentato: mi chiamo Piotr Sebastian Zieliński, nato a Ząbkowice Śląskie in Polonia. Professione: calciatore. Attualmente inserito nella rosa della Società Sportiva Calcio Napoli, club italiano dalla storia importante e dal presente fatto di rincorse allo scudetto e di una qualificazione diretta in Champions League. Una competizione che, finalmente, vivrò da protagonista e non limitandomi a sbadigliare davanti alla televisione nei martedì d’inverno. Girerò l’Europa: moderno Magellano che, sui campi portoghesi, russi e quelli turchi, tenterà di marcare il territorio come facevano i soldati polacchi di un tempo. Loro con la baionetta, io tentando di arrivare sul pallone un attimo prima del mio avversario. In fondo non mi è mai mancata la tenacia. Né la tecnica, ma questo discorso lo lascio al mister, agli osservatori, ai tifosi e ai giornalisti che già guardano al mio futuro lontano da Napoli.
IL CALCIATORE CHE AMA LA STORIA
Nomino invece quei calciatori azzurri cui sono stato accostato: Iuliano, per la tecnica, Alemao per la tenacia, Hamsik per il medesimo ruolo ricoperto in campo. A chi dice che dovrò mangiarne di polvere prima di arrivare ai livelli del capitano, rispondo che in campo si entra in 11 e che il mister potrebbe sempre decidere di farmi giocare al fianco di un capitano al quale invidio tecnica ed esperienza. Un po’ meno la capigliatura e il colore degli occhi. Le mie iridi azzurro cielo non le baratterei con niente al mondo. Neanche col contratto con una grande squadra. Quella nella quale andrò a giocare un giorno, stando alle previsioni di commentatori, critici e tifosi che appellano me e gli altri nuovi acquisti “mercenari”.
Come se uno dovesse vergognarsi di guadagnare soldi rincorrendo un pallone. Se tornano a casa afoni ogni domenica un po’ di merito è anche mio: magari sono sfuggito al pressing avversario e ho servito la punta smarcatasi proprio in quell’istante, o magari ho centrato l’incrocio dei pali da fuori area. Numeri da saltimbanco coi quali mostrare il mio talento e le mie capacità. Quelle che, un giorno, mi porteranno a vestire la maglia di un grande club. Dimenticano, questi fini conoscitori degli altrui destini, che una maglia prestigiosa già la indosso e chissà che non sia il mio desiderio più grande, conquistare con questi colori, tutti i trofei che contano.
In fondo, sono Piotr Zieliński uno a cui la storia è sempre andata a genio.
A cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)
					




